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Casinò

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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Gangs 87

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La recensione su Casinò

di Gangs 87
8 stelle

Sam Rothstein è l'allibratore preferito del boss di Kansas City, per questo e per il suo acume negli affari viene nominato direttore di un Casinò a Las Vegas. Lì si innamora di una prostituta che tenta di tenere al guinzaglio con i soldi, la bella vita e una figlia. Il suo amore per lei è talmente incontrollabile che finisce per intestare alle donna migliaia di dollari, senza sapere che sta finanziando la sua morte.

 

Parte dalla fine Martin Scorsese e già ti cattura, fin dalla prima inquadratura (giuro che la rima non è voluta), ti catapulta nel mondo della malavita di Las Vegas tra luci colorate, soldi, femme fatale e droga, tutti gli elementi caratteristici delle sue pellicole. Così come solita è la parabola discendente dell’eroe protagonista, Sam appunto, interpretato da un Robert De Niro all’apice della sua bravura, che a causa di una serie di sfortunati eventi da lui causati, si innalza nell’olimpo per poi cadere a faccia in giù fino a svegliarsi dal sogno mai proibito. Così quando iniziano ad intricarsi le vite, i destini si incasinano e ne viene fuori un cocktail di sentimenti e situazioni a dir poco esplosivo (nel vero senso della parola), capace di trascinare lo spettatore al finale in un crescendo di situazioni a volte anche assurde.

 

Impossibile guardare Casinò e non pensare ai film di Scorsese che verranno: The wolf of Wall Street, non credete che lo Jordan Belfort di DiCaprio abbia preso più di qualcosa dal Sam di De Niro? Così’ come sarà facile riconoscere alcune scene del film anche in The Departed (Scorsese citaScorsese) in una ridondanza di attori e situazioni che ha sempre il merito di farci sentire come a casa. Una casa violenta e sanguinaria che non risparmia nessuno e che regala quasi sul finale (forse) i suoi dieci minuti migliori.

 

Casinò è quella necessaria parentesi di malavita tra un film in costume (L’età dell’innocenza) prima e uno spirituale (Kundun) poi, come se Martin volesse prendere una “boccata d’aria”, a modo suo, tra un lavoro e l’altro, una sorta di ritorno alle origini dal quale Scorsese sembra non riesce ad allontanarsi più di tanto, forse per scaramanzia oppure come una sorta di omaggio costante a quel “qualcosa” in cui si è sempre identificato e che dopotutto lo ha reso memore.

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