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La gabbia

Regia di Giuseppe Patroni Griffi vedi scheda film

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La recensione su La gabbia

di alan smithee
3 stelle

IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA

Un ancora affascinante cinquantenne, titolare di una agenzia pubblicitaria, è legato sentimentalmente ad una donna divorziata con a carico un figlio ancora bambino. 

Quando costei si assenta per un viaggio insieme al ragazzo, l'uomo viene a contatto con una donna molto affascinante che abita nel suo stesso pianerottolo. 

Quando i due, attratti reciprocamente, iniziano a frequentarsi, poco per volta l'uomo si rende conto che la donna altri non è se non una sua fiamma del passato, con cui l'uomo trascorse una conturbante love story, poi interrotta bruscamente dalla fuga dell'uomo.

Ora la donna è intenzionata a riprendersi quell'amore fuggito, e, con l'aiuto della bellissima figlia adolescente, pure lei invaghitasi dell'uomo, lo imprigiona nella sua casa legandolo al letto, e trattandolo come un oggetto di piacere in grado di farle rivivere le medesime emozioni di un passato ormai troppo lontano anche nel ricordo.

Da un soggetto di Francesco Barilli, adattato da una triade di sceneggiatori tra cui figura pure Lucio Fulci, uno schematico Giuseppe Patroni Griffi dirige un dramma erotico piuttosto statico ed incolore, in cui i tre protagonisti, ovvero il triangolo formato da Tony Musante, Laura Antonelli e Florinda Bolkan, appaiono piuttosto inadeguati ed inverosimili a rendere l'erotismo di una vicenda che qui comunica solo un mortifero sentimento di vendetta.

Le uniche situazioni un po' erotiche provengono dalle due giovani intrepreti sorelle, le spagnole Cristina e Blanca Marsillach, nomi assai in voga a metà anni '80 (la prima fu la protagonista, tra gli altri, di Opera di Argento e treno di panna, la seconda al centro del thriller erotico di Lucio Fulci, Il miele del diavolo), impegnate rispettivamente la protagonista del rapimento (ovvero la Antonelli) da giovane, e la figlia di lei oggi.

Un dramma pseudo erotico scialbo, incolore, privo di alcuna suspence e dal ritmo mortifero. 

 

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