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La gabbia

Regia di Giuseppe Patroni Griffi vedi scheda film

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La recensione su La gabbia

di giurista81
7 stelle

Girato dallo scrittore, drammaturgo e regista Giuseppe Patroni Griffi, di ritorno al cinema dopo dieci anni di inattività (film preceduto da Divina Creatura, 1975), La Gabbia è un erotico/drammatico che ha tra i suoi ideatori e partecipanti molti nomi legati all'horror e al thriller italico di qualità. Strutturato su un soggetto di Francesco Barilli, di cui si ricorda il cupissimo e orrorifico Il Profumo della Signora in Nero (1974), il film viene sviluppato da una sceneggiatura firmata, tra gli altri, dal “terrorista dei generi” Lucio Fulci, nome che non necessita presentazioni nell'ambito della cultura di genere nostrana. In anticipo di sette anni sul romanzo Il Gioco di Gerald (1992) di sua maestà Stephen King e persino di due anni su Misery (1987) sempre dell'asso del Maine, La Gabbia propone un intreccio semplice ma assai perverso. Due amanti, uno interpretato da Tony Musante (protagonista de L'Uccello dalla Piume di Cristallo, primo film diretto da Dario Argento) e l'altro da un'ancora attraente Laura Antonelli, si incontrano per caso a distanza di decenni (ma sarà davvero un caso, dal momento che la donna conosce il nome dell'uomo?). Sebbene abbiano entrambi le loro vite già delineate, l'incontro risveglia antichi ardori e suggerisce una volontà di malata vendetta di fondo in capo alla donna. Va infatti in scena quello che si delineerà presto quale malatissimo gioco che non può che finire in tragedia. La sceneggiatura si muove inizialmente su coordinate prossime alla sexy-commedia italiana, si pensi a La Moglie in Vacanza... L'Amante in Città (1980) diretto da Sergio Martino (altro regista avvezzo col thriller di matrice orrorifica). Musante sfrutta l'assenza della moglie (in vacanza fuori città), interpretata dalla brasiliana Florinda Bolkan (indimenticabile tra il 1971 e il 1972 nei due thriller di Fulci Non si Sevizia un Paperino e Una Lucertola dalla Pelle di Donna, oltre che in tutta una serie di film quali Indagine su un Cittadino al di sopra di ogni Sospetto), per darsi ai divertimenti licenziosi con un'Antonelli che appare (per perversione e follia) in un ruolo diverso dai suoi soliti. La quarantaquattrenne ricorre alla matura carica sexy e irretisce il vecchio amante, facendo partecipare all'incontro, in scena in un appartamento del medesimo condominio in cui vive la compagna dell'amante, la giovane figlia interpretata da Bianca Marsillach (l'anno dopo diretta da Lucio Fulci ne Il Miele del Diavolo) che assiste, inizialmente da complice, ai vizi carnali della madre.

Patroni Griffi conduce questa prima parte inserendo una serie di rapidi flashback, a mio avviso un po' troppo confusi (si fatica a capire ruoli e personaggi), in cui si vede Musante intrattenere in passato dei rapporti sadomasochisti (master/slave) in una capanna in piena campagna in compagnia di una donna imprecisata spiato da una ragazzina (cui da corpo Cristina Marsillach che, due anni dopo, verrà promossa protagonista nel thriller/horror Opera di Dario Argento) che giunge sul posto in sella a un cavallo. Durante la narrazione si comprende che questa ragazzina (mostrata anche in nudo integrale e che non recita neppure una battuta), è il personaggio della Antonelli da giovane e che tra i due soggetti si è innescato un rapporto perverso che ha fulminato la mente della donna poi discesa in un vortice di follia. Divenuta ormai adulta e con una figlia al seguito (da un uomo che non si capisce bene che fine abbia fatto), la donna assume a poco a poco una condotta possessiva fino a imprigionare l'amante al culmine di un gioco erotico di matrice padrone/schiavo. Patroni Griffi, che non disdegna soggettive e inquadrature dagli spioncini, volge a poco a poco il film dalla commedia-erotica a un prodotto teso e intriso di una perversione che porta la figlia della donna a entrare in competizione con la madre, mentre l'uomo di turno rimane con le mani legate a delle corde passate sui vertici della testata del letto. Tentativi di fuga mitigati da altri di seduzione (topless per Bianca Marsillach che sale sul ventre di Musante portando lo stesso a strapparle il reggiseno con i denti), minacce con pistola e rasoiate (con ferite in campo) cadenzano lo sviluppo narrativo fino all'epilogo aperto che lascia spazio a soluzioni non definite.

Sottovalutato erotico, un po' noioso nella prima parte ma dall'interesse crescente in concomitanza al suo passaggio al thriller. Il montaggio è spesso discutibile, inoltre una regia più in linea alla tensione probabilmente avrebbe garantito un maggiore mordente per una pellicola più allineata ai registri del thriller che a quelli dell'erotico. Si respirano echi di Emanuelle e Françoise (1975) di Joe D'Amato, che l'anno seguente, nel 1986, risponderà col simile L'Alcova. Ottimo Musante, sensualissima la Antonelli e interessante e attraente Bianca Marsillach. Ordinaria la Bolkan, lasciata in un ruolo di supporto. Musiche non eccelse di Ennio Morricone.

A ogni modo, da rivalutare. Non è infatti da sottovalutare il ruolo di Barilli e degli sceneggiatori nell'aver strutturato una storia in abbondante anticipo su tematiche che avrebbero esaltato la penna, nientemeno che, di Stephen King, scrittore che (pur senza mai averlo dichiarato) deve molto alla nostra produzione cinematografica per essersi spesso ispirato dai nostri film (un titolo su tutti è Zeder di Pupi Avati).

 

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