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Baby Boss

Regia di Tom McGrath vedi scheda film

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Fanny Sally

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La recensione su Baby Boss

di Fanny Sally
7 stelle

Fratellanza, famiglia e dilemmi della società moderna: sono più amati i cuccioli o i bambini?

L’arrivo di un fratello nella vita di un bambino figlio unico è un evento vissuto con una serie di aspettative contrastanti: curiosità, felicità, timore, gelosia, incomprensione. Se a ciò si aggiunge il fatto che il piccolo Tim si ritrova come fratello una sorta di alieno parlante in giacca e cravatta con fisime gestionali, un piglio autoritario e un’indole scaltra e opportunista, l’accettazione e quindi la convivenza si rivelano alquanto problematiche.

 

Il fatto è che Baby Boss non è un vero neonato, bensì un adulto in miniatura – reso tale da una speciale miscela di latte – mandato sulla Terra da un’immaginaria altra dimensione per cercare di sventare un terribile piano che prevede la sostituzione di cuccioli canini che non crescono mai ai bambini nelle simpatie e nei desideri di tutta l’umanità. Il suo scopo insomma, per quanto assurdo, è serissimo, ne va della sopravvivenza stessa della specie umana. Ma Tim giustamente non può crederci e si sente soltanto usurpato negli affetti familiari e nei suoi diritti di unico minore, che godeva della totale attenzione e amore dei suoi genitori e invece adesso deve condividerli con un altro essere che non capisce e anzi detesta, ricambiato, in quanto il piccolo poppante non conosce e non comprende l’importanza della famiglia e il danno da lui prodotto con il suo arrivo.

 

Col tempo però i due mettono da parte le ostilità pur di raggiungere l’obiettivo comune: liberarsi l’uno dell’altro. Affronteranno così una serie di situazioni rocambolesche che li avvicineranno più di quanto non avessero mai potuto immaginare.

 

I personaggi sono ben tratteggiati, buffi e simpatici, e la narrazione risulta intrigante e intelligente nella scelta, forse un po’ prevedibile, di mostrare la realtà attraverso gli occhi fantasiosi del bambino, tanto che alla fine rimane comunque il dubbio su ciò che si è visto, se si sia trattato del frutto della fervida immaginazione del protagonista oppure se ci fosse un fondo di verità.

 

La Dreamworks Animation continua a provare a spingersi verso i livelli di complessità, originalità e spessore della rivale Disney Pixar e con questo film a tratti ci riesce più che bene, salvo perdersi in una serie di gag puerili e disparate citazioni (un marchio di fabbrica) esagerando l’azione e il surrealismo e disperdendo quella punta di irriverente cattiveria in una finale inevitabilmente buonista e scontato.

 

Nell’insieme però il prodotto è di buona fattura  e merita la visione: moderno nei messaggi senza essere troppo innovativo, veloce nel ritmo pur conservando una certa cura per la trama e la leggera critica sociale.

 

Guardabile e apprezzabile da giovani e meno giovani col cuore di bambini.

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