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Strange Days

Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film

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La recensione su Strange Days

di LorCio
8 stelle

Apocalypse, now. Anche se, ormai, superato o quasi il primo decennio del nuovo millennio, dovrebbe essere Apocalypse yesterday. Gli ultimi giorni del secondo millennio li abbiamo vissuti e sono stati molto più noiosi rispetto alla proiezione visionaria di James Cameron e Kathryn Bigelow. Ma gli ultimi giorni hanno un valore metaforico, tale scelta non pretende di anticipare la cronaca (il film è realizzato nel 1995). Però, attraverso un genere ibrido in cui si incontrano la fantascienza politica e il thriller metropolitano, il dramma decadente e l’action movie, Bigelow vuole riflettere sulla deriva esistenziale dell’uomo moderno (Tom Sizemore anticipa la fine del mondo perché ormai noi uomini abbiamo fatto di tutto e non sapremo come inventarci – per ucciderci – nei prossimi mille anni) servendosi del mezzo estremo con il quale l’uomo crede di vivere esperienze nuove (Strange Days può significare Giorni sconosciuti così come Giorni nuovi – come ci suggerisce Juliette Lewis, che dice a Ralph Fiennes: non ho più bisogno di te, erano altri giorni… – o Strani giorni, un po’ alla Battiato), ossia la droga, stavolta tecnologica. La mia droga si chiama Squid, ed è catastrofica: ti appropri delle vite degli altri, ti immergi in esse. È la crisi d’identità dell’uomo moderno, perso nella violenza metropolitana, nel fracasso mediatico dell’attesa del nuovo millennio, nella rabbia mascherata dall’arroganza.

 

Con stile adrenalinico nel tono disilluso e scoraggiato della messinscena, la muscolare Bigelow (basandosi sulla sceneggiatura dell’ex marito Cameron e Jay Cocks), seppure con qualche virtuosismo fuori luogo (specie nella prima parte e nelle scene di guerriglia urbana) ha un obiettivo, che è la rappresentazione di un divenire in decadenza, un crepuscolo morale ed esistenziale in cui non c’è più scapo, dove se vuoi vivere devi piegarti, alla droga ma anche al padrone di turno. Lenny Nero è un battitore solitario, eroe malato e perverso, ma comunque eroe, a cui è destinata una seconda possibilità nell’epilogo stonato – se lo si considera un film apocalittico, qual dovrebbe essere considerato secondo il mio parere. Elevazione di un mondo sommerso e nascosto dagli alti palazzi di L.A., rapporto non troppo confidenziale di una polizia che ha perso il senno della ragione, è un film orwelliano dove si prevede l’affermazione del disordine come inevitabile ordine di un mondo corrotto. Un ottimo film, se non fosse per qualche minuto di troppo e quel “vissero tutti felici e contenti” nel finale (con annesso bacio – un Cameron che già pensa a Jack e Rose, con Cal evocato da altri personaggi e dallo Squid), che pone la lente di ingrandimento su una Los Angeles enigmaticamente sbandata, ma non inedita.

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