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Specie mortale

Regia di Roger Donaldson vedi scheda film

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La recensione su Specie mortale

di Decks
8 stelle

Le apparenze ingannano. Questo detto si adatta perfettamente alla filosofia del lungometraggio di Donaldson, dove l'orrore si cela sotto la candida pelle di una bionda ragazzina, innocua e costantemente in fuga da malvagi scienziati. Una nuova specie metà umana, metà aliena, che con i benefici di entrambe, seduce e uccide qualunque ostacolo sul suo cammino riproduttivo. Una vera femme fatale.

Ed è forse quel continuo gioco del regista, con il mostrare come sotto la superficie si nascondano continue sorprese che piace allo spettatore: oltre alla già citata sorpresa di trovarsi con una bellissima ma mortale ragazza, ve ne sono tante altre nel repertorio del lungometraggio. Basti citare che gli inseguitori non sono necessariamente dalla parte del bene, visti i comportamenti degli studiosi nel trattare continuamente come una cavia, fin dalla nascita, una creatura, in parte umana, maltrattandola e tentando pure di ucciderla, senza dargli nemmeno insegnamento del giusto e dello sbagliato o una possibilità di redenzione. O anche il partner ideale, che non deve essere per forza bello, prestante o sicuro di sè, o l'inscenata con cui Sil finge la sua morte. E' tutto un gioco fondato sull'aspetto, che solo alla fine si manifesta nella sua vera forma, mostruosa e perfettamente realizzata.

Non a caso, i costumi e le trasformazioni del mostro sono ineccepibili, disturbanti e ripugnanti al punto giusto, merito dello svizzero H.R. Giger (il creatore dello xenomorfo), un vero maestro nel dare vita a immaginarie creature orrorifiche: questa in particolare ha l'originalità di usare un'erotica anatomia per uccidere, che nausea (positivamente) il pubblico.

Anche la regia è solida e ottima. Zoomate significative verso i volti di una ragazza che non conosce questo mondo e lo osserva ammirata, frenetici cambi d'inquadratura durante il perenne inseguimento, con azioni e palpitazioni a mille, in particolare nel finale, dove l'ambiente claustrofobico e la creatura nascosta pronta ad avventarsi contro i protagonisti ringrazia molto "Alien" (per l'appunto).

L'intreccio, semplice e con alcuni tocchi di originalità, basta ad assorbire lo spettatore durante l'inseguimento di un alieno di cui veniamo sempre più a conoscenza man mano che trascorrono i minuti: una trama che non è pretenziosa, ma riesce comunque a catturare per la tensione continua che riescono a trasmettere le ottime riprese e la buona colonna sonora, la quale esprime riconoscenza verso altri classici dell'horror, mantenendo comunque un ritmo incalzante.

 

La semplicità della trama è riscontrabile anche nelle sceneggiature, nessun dialogo degno di nota o particolarmente ricercato, anzi, spesso è più l'azione a parlare che altro. Non necessariamente un male, ma purtroppo a causa di una mediocre scrittura dei personaggi, l'elementarietà non aiuta. Purtroppo tutti i personaggi sembrano essere solo abbozzati, delle macchiette che, o rimangono a galla per l'uso dei luoghi comuni del genere (il solitario e cinico mercenario, il medium delicato e introverso...) o cadono subito nel dimenticatoio per la loro sottigliezza (tipo Ben Kingsley, un vero fantasma). Un peccato perchè la scelta del cast faceva promettere bene, ma nonostante le buone interpretazioni di Madsen, Molina, Whitaker e Williams, non riescono a conquistare e a convincere. Solo l'affascinante e allo stesso tempo ingenua e diabolica Henstridge, si cala bene nella parte e dà anche un'ottima prova, ben più interessante il suo cammino nel nostro mondo, che la ricerca spasmodica del gruppo dei buoni.

Una nota di demerito la hanno pure gli effetti speciali, che si rovinano nel finale, l'abbandono dei costumi a favore della computer grafica non è la giusta scelta, troppo invasiva e l'effetto "videogioco" è forte, ma per fortuna sono poche, e nelle restanti scene funzionano a meraviglia.

 

Donaldson dirige con mestiere questa pellicola che non solo si lascia guardare facilmente, ma risulta pure piacevole e divertente, con una marcia in più grazie ad un concept-artist come Giger, il quale aggiunge una creatura non solo inquietante, ma stilisticamente bella, che fa apprezzare ancor più quest'opera che riesce con la sua semplicità a catturare l'attenzione di chiunque.

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