Regia di Michael Mann vedi scheda film
Neil McCauley e Vincent Hanna, stessa medaglia, due volti complementari. Artista paramilitare della rapina il primo, offre al secondo, sbirro d'altura, l'occasione per la caccia perfetta. La dicotomia diventa simbiosi, di due vortici, due esistenze dominate da una disperata fame di vita che in realtà cela Thanatos, l'impulso di morte. La caccia non ha tempo ma per poterne catturare l'essenza serve un espediente. Ci penserà una mela marcia nella banda di Neil che, con un proiettile di troppo, darà il La a quella che è una sinfonia corale dove non esistono comprimari ma solo protagonisti sullo sfondo, e protagonisti assoluti in primo piano.
Pur con una solidità di sceneggiatura invidiabile ed una sana coesione, la sequenza di scene miliari che spiccano è impressionante, dall'overture della prima rapina al furgone, passando per la sonora sparatoria in centro ed il celebre faccia a faccia al ristorante, queste ultime, autentiche pietre angolari del thriller d'azione: ne' prima, ne' dopo è stato raggiunto qualcosa di simile nel genere. Dopotutto, è l'opera che l'ha redento da un pantano di cartapesta.
Michael Mann fa il direttore d'orchestra con mano graziata e cuore ispirato, come l'intero cast, da Kilmer a Sizemore, Voight, Judd, Brenneman, un'impresa titanica rendere giustizia ad ogni tassello, ma l'alchimia è autentica, il risultato, straordinario.
All'epoca, il regista giocò con discreta gigioneria sul primo incontro "fisico" tra i due Dei del Pantheon hollywoodiano, Pacino e DeNiro, è ancora vivo il ricordo dell'attesa che accompagnò il film fino nelle sale e poi, andò a finire oltre ogni più rosea aspettativa.
Pur non essendo in alcun modo "tutto merito della fotografia", come qualcuno ebbe a scrivere, è innegabile che Dante Spinotti sia colpevole in concorso; sua quella magia che racconta ogni istante al crepuscolo e prima dell'alba, la velocità in un respiro sospeso, accarezzando il calore dei toni freddi nelle luci della città, una qualsiasi se vogliamo, ma attraverso gli occhi giusti.
Note in chiusura:
L'essenza del titolo si perde miseramente nella traduzione e fa riferimento al già citato dialogo tra i due protagonisti, in lingua originale.
Heat, è reso in Italiano con il trito "Puzza di sbirri". Maestri del doppiaggio, ma in quanto ad esegesi..
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