Regia di Michael Mann vedi scheda film
Dopo un bel pò di pubblicità che mostrava due mostri sacri del cinema riuniti per la prima volta in un film, nel dicembre del 1995 uscì in Usa: Heat (da noi, febbraio 1996) e fu leggenda, davvero.
A quei tempi avevo 21 anni freschi freschi, conoscevo abbastanza i due attori, Al Pacino e Robert De Niro, avevo visto le più importanti pellicole in cui recitavano. Conoscevo Val Kilmer, attore che amavo parecchio per l'interpretazione del Re Lucertola in The Doors (ma anche Tombstone, Willow, Top Secret). Il resto del cast - Jon Voight, Tom Sizmore, Natalie Portman completavano un quadro ricchissimo.
Il regista Michael Mann, con tutto il rispetto per Strade Violente, La fortezza, Manhunter e L'ultimo dei Mohicani, mi era del tutto indifferente (perdonatemi).
Rimasi ipnotizzato. Conquistato. Travolto. Lasciandomi alla fine un freddo cane, una solitudina abbissale. Un ladro e un poliziotto, due facce della stessa medaglia, si sfidano annullandosi a vicenda. Uomini soli. Donne sole. Un mondo vuoto. Un recèsso doloroso. In mezzo una delle più straordinarie sequenze della storia del cinema - la rapina in banca con inseguimento e sparatoria. Mann non ha mai più raggiunto vette simili, per quanto mi riguarda. Il film della vita. E la certezza assoluta che Al e Bob fossero i più grandi.
Era riuscito a suscitarmi anche simpatia, il regista, prima che qualcuno alzasse il dito cercando di frenare l'entusiasmo generale della critica facendo notare che non ci fosse nulla di nuovo nella sua pellicola e che certe cose a Hong Kong erano anni che le facevano. La sua risposta fu proprio velenosa ridicolizzando quel cinema che forse veramente faceva quelle cose prima di lui.
Ecco, Mann mi tornò in quell'indifferenza iniziale, con tutto il rispetto per una sequenza di Collateral e Nemico Pubblico (perdonatemi).
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