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Sogni proibiti

Regia di Norman Z. McLeod vedi scheda film

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La recensione su Sogni proibiti

di mm40
4 stelle

Sogni proibiti è una commedia brillante sapientemente messa in scena e recitata con fior di professionisti a prenderne parte, a cominciare dalla coppia di protagonisti rappresentata dai già affermati Danny Kaye e Virginia Mayo (ma nel cast c'è anche il grande Boris Karloff). Neppure il nome del regista Norman Z. McLeod può giungere nuovo: è stato infatti colui che non solo per primo ha diretto due volte consecutivamente i fratelli Marx (in Monkey business, 1931, e in Horse feathers - I fratelli Marx al college, 1932), ma ne è stato anche uno dei maggiori complici sul set, tanto che quest'accoppiata di titoli rappresenta per molti la vetta della produzione del gruppo comico. A chiudere il cerchio, ecco un dotato binomio di sceneggiatori esperti di pellicole leggere, cioè Ken Englund ed Everett Freeman, nonchè un autore di culto da cui il soggetto viene tratto: James Thurber, che pochi anni prima aveva pubblicato il racconto omonimo al titolo originale statunitense del film: The secret life of Walter Mitty. E se l'opera dello scrittore constava di una manciata di pagine, va riconosciuta ai due sceneggiatori l'onestà e l'ottima capacità inventiva necessarie a prolungare sullo schermo in maniera credibile le disavventure del protagonista in chiave totalmente consona a quella della narrazione sulla pagina d'origine. Ciononostante il film pecca di una certa eccessiva leggerezza, di un approccio talvolta un po' troppo teatrale, sbarazzino, non esattamente 'cinematografico', complice anche la provenienza di Kaye dal vaudeville, che mischiava recitazione, canto, ballo e slapstick, cioè comicità fisica; si obietterà che anche gli stessi Marx proponevano questo tipo di materiale: ma le loro pellicole non pretendevano di rappresentare un testo letterario. In sostanza, un lavoro piacevole alla visione, ma con un certo retrogusto di forzato che lo rende facilmente databile. 5,5/10.

Sulla trama

Walter, buffo e timido impiegato, sogna continuamente a occhi aperti, inventandosi mondi paralleli in cui lui è il vero protagonista. Il risultato è che nessuno gli crede più, neppure quando Walter finisce dentro a una losca vicenda criminale.

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