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Sogni proibiti

Regia di Norman Z. McLeod vedi scheda film

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La recensione su Sogni proibiti

di degoffro
6 stelle

Da un racconto di James Thurber, una commedia simpatica e allegra, anche se oggi forse un po’ datata: resta comunque il film più conosciuto in Italia di Danny Kaye, attore invece all'epoca celeberrimo negli Stati Uniti. Oggi Steven Spielberg sta meditando di farne un remake con protagonista Jim Carrey: idea stuzzicante, perché il ruolo di Walter Mitty sembra perfetto per le corde del comico americano, che, tra l'altro, con un regista come Spielberg, sarebbe tenuto a freno nei suoi tic ed eccessi, evitando gli insopportabili gigionismi che spesso caratterizzano le sue interpretazioni. Kaye è appunto Walter Mitty, giovane correttore di bozze di racconti avventurosi, ossessionato da una madre autoritaria e assillante e da un principale insopportabile e scorbutico, sempre pronto però a sfruttare le sue brillanti idee. Inoltre è promesso sposo di una ragazza viziata e piuttosto infantile, preoccupata principalmente del suo cagnolino e con la madre noiosa sempre a fianco. In un conteso del genere Walter si perde frequentemente in sogni ad occhi aperti in cui immagina di essere di volta in volta il coraggioso comandante di una nave, un chirurgo di fama mondiale, un esperto capitano dell'aviazione americana, un brillante giocatore d'azzardo, un infallibile uomo del west, un geniale stilista. In tutte queste sue immaginazioni poi deve salvare spesso la vita a una splendida fanciulla, sempre in pericolo o in mano a balordi delinquenti. Peccato che nella vita Walter, oltre che timido, abbia paura della sua ombra. L'incontro con Rossana (splendida Virginia Mayo), una ragazza identica a quella da lui immaginata nei suoi sogni, lo coinvolgerà in un'avventura piena di rischi, omicidi e tranelli. Nessuno gli crederà, perché tutti pensano sia una delle sue solite illusioni, ma alla fine l'uomo troverà la forza ed il coraggio di salvare l'amata, vivendo nella realtà una delle sue fantastiche avventure. L'idea di base è originale e briosa (quante volte si immagina di avere un ruolo migliore e anche più visibile, da protagonista o eroe, di quello che si occupa realmente nella vita o quante volte si desidera primeggiare su colleghi o amici, senza riuscirci: i miti, i modelli da imitare oggi più che mai ossessionano particolarmente, ma non solo, i giovani), il ritmo però a volte è piuttosto fiacco e discontinuo, soprattutto nella prima parte, e certe parentesi musicali, specie per un pubblico non americano, risultano noisette e stancanti. Danny Kaye, come protagonista imbranato, pasticcione e intimorito da tutto e da chiunque ha comunque una bella verve, la Mayo conquista con la sua bellezza, Boris Karloff brilla per ironia ed eleganza: la sequenza in cui psicanalizza Walter, facendogli credere di essere matto, è da antologia.
Voto: 6/7

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