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007. Goldeneye

Regia di Martin Campbell vedi scheda film

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Lao Fa

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La recensione su 007. Goldeneye

di Lao Fa
4 stelle

La serie completa dei venti film "bondiani" proposta da "Star movies" continua ad offrire possibilità interessanti di confronto fra gli attori impersonanti nel tempo l' "Agente 007". Permette anche di notare meglio l'evoluzione della cinematografia d'azione passando dagli anni '60 ai '90, per finire al XXI secolo. Prima di "Goldeneye" (1995), l'ultimo film sull'inossidabile agente segreto era stato, credo, "Vendetta privata" con Timothy Dalton (1989), storia un pò sui generis (a "007" era stata tolta la "licenza di uccidere").La vicenda si svolgeva con piacevoli ritmi quasi d'altri tempi, senza troppi effetti speciali ridondanti, a parte l'inseguimento finale con i camion, peraltro condotto entro limiti "plausibili". Un film piacevole, ben recitato da Dalton che ho apprezzato a sua volta, quando esordì sugli schermi e che ho rivisto molto volentieri. Non altrettanto posso dire di "Goldeneye", del quale salvo solamente l'interpretazione del bravo Brosnan. Evidentemente i sei anni trascorsi da "Vendetta privata" hanno fatto riflettere produttori e registi sui gusti del nuovo pubblico, e così ecco il film riproporre tutta la gamma degli espedienti per fare cassetta: effetti speciali sempre più invasivi, rumorosi e fastidiosi; scene estrapolate verso livelli sempre più assurdi e personaggi femminili sempre più "cattivi" per far masturbare le generazioni di adepti delle Lara Croft e delle "guerriere" di turno(affettatrici e non: Tarantino docet!). Basta la scena di 007 che, con alle spalle mezzo esercito sovietico, si butta a capofitto nel burrone per ...inseguire un aereo che precipita privo di controllo, raggiungerlo, entrarci e riprenderlo in cabrata ad un millimetro dal suolo; oppure la corsa col carro armato per le vie cittadine, con derapate in curva degne di Nuvolari, a dare l'idea della "credibilità" delle scene, per le quali almeno un minimo di decoroso realismo sarebbe necessario. Del resto, il film pare voler rompere i ponti con altri elementi caratteristici dei vecchi "007". Così la magnifica Aston Martin deve cedere il passo ad una BMW color celestino ed il vecchio capo ("M") deve cedere la poltrona a Judi Dench, appena scesa dal "comando" della Star Trek, seguendo i dettami d'impronta femminista che cominceranno da quel momento a dilagare, proponendo personaggi femminili spesso fra il comico e il grottesco (in film dati come "seri" però). E infatti ecco, per la gioia dei seguaci delle varie Lara Croft e delle altre comiche eroine tutte arti marziali e fucili da guerra, uno dei personaggi "femminili" più esilaranti della storia del cinema (prima dell'avvento della "Black Mamba" di Tarantino): la "cattivissima" Famke Yanssen che gode a correre con la Ferrari, fumare il sigaro, uccidere i suoi amanti e che ha orgasmi mentre spara col mitra falciando torme di poveri soldatini-comparse. E' indubbio che quest'ultimo personaggio appare un imbarazzante insulto alla femminilità, e tutto ciò per stuzzicare gli istinti masochisti del pubblico maschile, per motivi di cassetta.
Resiste il simpaticissimo "Q" (Llewelyn Desmond)con le sue armi segrete:uno degli ultimi elementi rimasti per mantenere il legame nostalgico con il passato (naturalmente per quelli della mia generazione). Ottima l'interprtazione di Brosnan ma ritengo questo film il peggiore in assoluto di tutta la serie dei venti "007", prodromo dei guasti che la cinematografia stava per subire in fatto di buongusto, qualità, scene e idee. Voto: 4/10

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