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La più bella serata della mia vita

Regia di Ettore Scola vedi scheda film

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La recensione su La più bella serata della mia vita

di curiosone49
10 stelle

L'dea venne a Scola da un romanzo breve del 1956, La panne – Una storia ancora possibile, di Friedrich Dürrenmatt, scrittore, pittore e drammaturgo svizzero ed è incentrato sulla difficoltà che ha la legge a condannare in base a prove certe.  Il film venne poi ritagliato su Sordi, e l'interpretazione dei grandi attori francesi presentò qualche difficoltà di traduzione.

Sulla trama

Ettore Scola ci propone un Sordi nelle vesti assai congeniali all'attore di un disinvolto uomo d'affari -romano trapiantato a Milano - costretto a chiedere ospitalità in un castello della Svizzera, per una panne della sua Maserati. Gli arzilli vecchietti con cui cena e che gli imbastiscono il processo hanno esercitato chi la professione di avvocato (il conte che peraltro è il suo ospite essendo l'ultimo discendente di una nobile schiatta che nel castello avrebbe ospitato perfino Napoleone)- chi il pubblico ministero, chi il giudice, chi il cancelliere...Gli stessi per ingannare il tempo e vincere la noia "mortale" del pensionamento,  imbastiscono processi..a Gesù, Ciano, Petain...resi molto più interessanti quando presente un imputato in carne ed ossa. Il nostro, per gigioneria accoppiata ad una buona dose di incoscienza - peraltro invogliato dall'atmosfera amicale venutasi a creare e consapevole di essere imputato in un processo "burla" -  "confessa" tutto...la sua vita da lenone con gli americani nel dopoguerra...i mezzucci per fare affari...infine la tresca con la moglie del principale...e l'omicidio " per interposta persona" dello stesso, vantandosene... . Sordi è il cliché del parvenu arricchitosi con mezzi a dir poco discutibili; non sarebbe l'unico ma è talmente innamorato di se stesso da plaudire all'arringa della pubblica accusa - interpretata da uno splendido Michel Simon - che, presentandolo come un genio del male, lo inchioda alle sue vere - o presunte - responsabilità - fino ad imputarlo di omicidio, non comprendendo lo stesso di firmare così la sua condanna; mentre egli deplora l'arringa dell'avvocato (Pierre Brasseur) il quale, per sminuirne le responsabilità di fronte alla legge, ha come unico mezzo quello di presentarlo per ciò che in realtà è: e cioè un piccolo gaglioffo...un delinquentello arrivista, che in realtà non sarebbe in grado di macchiarsi di un omicidio, per di più in un modo così raffinato, quale invece lo presenta l'accusa. La vicenda, in se, non avrebbe nulla di interessante ...se non fosse che  vuole essere la dimostrazione della difficoltà di giungere alla verità attraverso i meccanismi investigativi e giudiziari dell’apparato burocratico (indagini e processo) soprattutto nel caso di un delitto perpetrato quasi come perfetto.  Il senso del film è proprio questo: la difficoltà di "fare" giustizia in base ai codici...e pertanto il ricorso all'etica da parte degli uomini di legge, i quali, da pensionati, non sono tenuti ad attenersi alle prove ed interpretano i codici per come "sentono" sia avvenuto il delitto...Perchè infatti, se è molto discutibile la responsabilità "diretta" dell'imputato nell'omicidio del capo-ufficio - non essendoci prove, egli non potrebbe essere condannato da un tribunale "reale" - non c'è alcun dubbio che egli ne sia invece responsabile in ragione di un giudizio etico.   Sarà pertanto condannato a morte...in un'atmosfera fattasi all'improvviso seria...salvo poi finire la cena con un brindisi...

Su Ettore Scola

Il film è condotto con leggerezza e l'interpretazione di Albertone  -"romano de roma" - che peraltro diventa patetico quando al telefono con la segretaria-spia  si sforza di "fare il cummenda" in stretto accento milanese...ben si adatta alla situazione...facendo da infimo contraltare alle dotte argomentazioni degli uomini di legge che traducono i mezzucci e gli espedienti del parvenu in forbite elucubrazioni giuridiche...il tutto tra un fagiano farcito...(e lo è solo se colpito da pochi pallini alla testa - come spiega il conte-avvocato - e giammai se da una rosa di pallini che lo manderebbero in rapida putrefazione) e altre delizie...ben innaffiate da pregiatissimi vini d'epoca....Il tutto ingentilito dalla presenza di una bellissima Janet Agren, che apparendo all'inizio del film..nuda di spalle..in tutta la propria opulenza...costituisce l'irresistibile richiamo che convince Albertone ad accettare l'invito a cena...ed il giudizio ...La fine tragica del tutto fortuita non toglie nulla peraltro all'atmosfera sostanzialmente cupa del film.

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