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Hong Kong Express

Regia di Wong Kar-wai vedi scheda film

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La recensione su Hong Kong Express

di Peppe Comune
8 stelle

Una donna misteriosa (Brigitte Lin) si aggira tra la folla brulicante di Hong Kong dirigendo traffici di droga. Una specie di “angelo con la pistola” che nasconde dietro a degli occhiali scuri, un impermeabile beige e una vistosa parrucca bionda, il desiderio di rimanere invisibile anche a sé stessa. Un giovane poliziotto di nome He Zhiwu (Takeshi Kaneshiro) si muove nei suoi stessi spazi, ma i suoi pensieri non sono rivolti ai traffici illeciti della donna, ma all'amore per la ragazza che lo ha da poco lasciato. Hanno modo di incrociare i rispettivi occhi, e il ragazzo pensa : “In quel breve istante di intimità, 1 millimetro appena ci divideva. Di lei non sapevo niente. 57 ore più tardi mi innamoravo di questa donna”. Un poliziotto conosciuto col numero di matricola 663 (Tony Leung) si reca ogni giorno in un piccolo fast food per mangiare del riso. È stato appena lasciato dalla sua ragazza, una bella hostess (Valerie Chow) che se n’è volata via come gli aerei su cui lavora. Al piccolo chiosco lavora Faye (Faye Wong), una ragazza che sogna di partirsene lontano e di incontrare presto l'amore di una vita.  Intanto ascolta a tutte le ore “California Dreaming”, come un modo per evocare i pensieri più belli. Quando vede per la prima volta al banco il poliziotto pensa : “In quel breve istante di intimità, 1 millimetro appena ci divideva. Di lui non sapevo niente. 6 ore più tardi mi innamoravo di quest'uomo”. Due storie che parlano di un amore che forse si realizzerà o forse no. Due storie che vivono nello stesso spazio e nello stesso tempo ma che solo per un attimo avranno modo di incrociare le rispettive esperienze.

 

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Hong Kong Express - Scena

 

Wong Kar-wai e uno degli autori contemporanei che più si è posto nella condizione poetica di riflettere su quell’enigma inestricabile chiamato amore. E lo ha fatto rinnovando con raffinata originalità stilemi già collaudati, gettando un ponte che dal nuovo millennio arriva ad instaurare assonanze stilistiche che vanno dalla calda umoralità delle passioni di un Douglas Sirk ai contorti arabeschi sentimentali di un Alain Resnais. Due aspetti che sono presenti in una misura encomiabile in quel capolavoro di film che è “In the Mood for Love”, ma che anche in “Hong Kong Express” trovano la loro ragion d'essere all'interno di un quadro narrativo dominato dall'impellente presenza del caso e dalla faticosa ricerca di un po' di pace per il cuore. Ecco, in questo film, la passione sentimentale si confonde con le luci al neon di una metropoli che non offre a nessun “amante in carriera” coordinate affettive riconoscibili. Nel suo traffico brulicante i sentimenti possono cambiare in un attimo i destini delle persone, e non solo perché possono far sorgere sensazioni nuove piacevoli da accogliere, ma anche perché rischiano di confondere animi già compromessi.

Il film si divide in due episodi distinti, che hanno in comune il desiderio di ognuno dei protagonisti di far corrispondere la propria vita alla consistenza dei pensieri più belli. Due episodi belli ed appassionanti che vivono ognuno di vita propria. Ma che vanno visti insieme perché è insieme che si configurano come una raffinata riflessione sul senso dell'amore nel mentre l’amore stesso sì fonde e si confonde con i rumori e gli odori di una Hong Kong variamente stratificata.

Wong Kar-wai sintonizza il tempo e lo spazio all'ora esatta in cui, anche solo per un attimo, le comunanze di intenti di un uomo e di una donna aprono lo spiraglio al profilarsi di una speranza. A dare ritmo al tutto è una regia che alterna tagli di montaggio lisergici a movimenti di macchina cadenzati dal lento maturare del sentimento amoroso. Il timbro noir e l'afflato melodrammatico si rincorrono continuamente in un intrigante labirinto di sensazioni mutevoli. Un espediente registico che è servito a dare argomenti plausibili ai lancinanti sobbalzi emotivi e alle nuove traiettorie degli occhi, impedendo ai quattro protagonisti di rimanere avvinti dal volere consolatorio delle prime impressioni.

Perché l'amore fugge e non si fa raggiungere in “Hong Kong Express”, rimanendo ad albergare in un andirivieni di destini incrociati che è come se si divertissero ogni volta a cambiare orario alla destinazione di arrivo. I pensieri prendono vita propria in questo film, finendo per dare alla voce muta degli occhi e del cuore quella consistenza narrativa che solo il cinema è capace di attribuirgli con tanta adeguata efficacia. Questi pensieri “liquidi” partono sempre dalla fine di un amore che è volato via per arrivare all'inizio di un’attesa che si nutre solo delle aspettative desiderate. Cosa troveranno nel loro cuore non è dato sapere, ma intanto ognuno vive la mutevolezza delle proprie emozioni con quel misto di gioia e dolore che solo la persistente presenza di un amore in fieri può regalare.

Occhi che cambiano traiettoria per non tradirsi, corpi che si lasciano trascinare dal potere evocativo delle canzoni (coinvolgente la presenza scenica di due canzoni ascoltate spesso lungo tutto il film, la già ricordata “California Dreaming”, vero tormentone, cantata dai The Mamas e the Papas, e la bellissima “Men Zhong Ren” cantata da Faye Wong), messaggi nella bottiglia che sussurrano possibili incroci sentimentali, silenzi che illuminano solitudini, lontananze che squarciano speranze.  L'amore spiegato attraverso la comunicazione visiva dei particolari. La classe di Wong Kar-wai

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