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Hong Kong Express

Regia di Wong Kar-wai vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Hong Kong Express

di AndreaVenuti
9 stelle

Con Hong Kong Express Wong Kar Wai ha cominciato a farsi conoscere in tutto il mondo, proponendo una sua idea di cinema caratterizzata da una regia poetica, unita da colonne sonore magnetiche senza ovviamente dimenticare le performance di altissimo livello da parte degli attori (cito ad esempio il suo pupillo Tony Leung  Chiu- Wai).

 

Questo film è nato quasi per caso, ed è stato girato durante una pausa di Ashes of Time. 

Hong Kong Express ha letteralmente fatto incetta di premi durante la 14° edizione degli Hong Kong Awards (4 premi: miglior regia, film, attore protagonista e montaggio) inoltre Wang Fei ha vinto la miglior attrice al Stockholm film festival e non dimentichiamoci dell'ottima preformance dell'attore gioapponese (madre taiwanese e padre nipponico) Takeshi Kaneshiro, uno dei primissimi ruoli iconici dell'attore.

Sinossi: Il regista come suo solito propone due storie distinte che si incrociano per un secondo entrambe ambientate nella metropoli di Hong Kong, la quale svolge come sempre un ruolo da protagonista.

Nella prima parte del film assistiamo alla rottura di una storia d'amore tra il giovane agente 223 (T. Kaneshiro) che non riesce a superare questa tremenda delusione in aggiunta inconterà una donna misteriosa e affascinante (Brigitte Lin).

Anche nella seconda storia, un agente di polizia verrà lasciato dalla sua donna tuttavia l'incontrò con la giovane A-Fawe gli cambierà la vita...

 

Da un punto di vista tecnico il film è perfetto:

Si apre con macchina a spalla mostrandoci tramite inquadrature sfocate l'agente 222 mentre insegue tra le vie di Hong Kong un crimnale; come già accenato la metropoli è una vera e propria protagonista e tramite questa scena si comincia subito a intuire di come la vita frenetenica della grande città influisca sulla vita dei soggetti, metropoli così spersonalizzante da ridurre le identità dei protagonisti a meri numeri .

Come in quasi tutta la cinematografia del maestro hongkonghese anche in questo film, l'autore ricorre alle cosiddette inquadrature ad "effetto cornice", ossia riprendere dei personaggi che si trovano al di la di vani (porte, finestre) e nel nostro caso troviamo l'agente 223 (T. Kaneshiro) viene ripreso mentre corre nel campo sportivo ed in mezzo tra la mdp e l'agente troviamo una sbarra che delimita il campo, quindi è come se l'agente  si trovasse in gabbia; scelta stilistica fondamentale per Wong dal momento che tutti i suoi soggetti sono prigionieri dei propri sentimenti.

 

Un altro elemento costante nel suo cinema è l'utilizzo dello specchio, che serve per restringere lo spazio a disposizione dei personaggi e qui lo ritroviamo nella scena del bar quando l'agente 223 (T. Kaneshiro) incontra la misteriosa donna con la parrucca, la quale ad un certo punto tramite lo specchio del bancone si vede triplicata la sua immagine; inoltre i volti dei due soggetti sono appena visibili, lo spazio a loro disposizione è poco: strutturazione dello spazio come oppressione e soggetti prigionieri delle loro contraddizioni sentimentali sono la prassi nella scrittura cinematografica di Wong Kar-wai, poetca dove l'amore può essere visto come una malattia i cui effetti sono distruttivi.

Nella seconda storia descritta da Wong troviamo un altro elemento importante per l'artista, ossia le scene di conversazioni in campo-contro campo semi oggettive (ad esempio le varie conversazioni tra l'agente 633, Tony Leung, e il proprietario del Midnight Express) con la MDP posta in un punto dietro il personaggio in modo da vedere sia lui sia ciò che gli sta davanti, e così facendo lo spazio a disposizione diminuisce e molte volte il volto dell'interlocutore tende quasi a sparire.

 

Un altro elemento importante che emerge in questo secondo segmento, è l'utilizzo dello step-framing ossia una tecnica che permette di congelare un singolo personaggio dal frame mentre il resto della scena sembra muoversi a velocità doppia, il tutto è estremamente simbolico, enfatizzando maggiormente il senso di solitudine e apatia dei protagonisti.

Hong Kong Express è poesia pura.

 

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