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Hong Kong Express

Regia di Wong Kar-wai vedi scheda film

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La recensione su Hong Kong Express

di steno79
9 stelle

Hong Kong express

Uno dei film più famosi di Wong Kar-wai, sicuramente uno dei migliori anche se personalmente ne ho visti pochi. Un dittico di storie dove il regista sperimenta sul linguaggio, sui tempi della narrazione, su una libertà di stile che rimanda chiaramente alla Nouvelle Vague e in particolare a Godard. Nella prima un poliziotto lasciato dalla fidanzata incontra e forse si invaghisce di una misteriosa dark lady che sembra uscita da un noir anni 40, mentre nella seconda un altro poliziotto sempre lasciato dalla compagna incontra una commessa di un fast-food che si reca segretamente in casa sua per rimetterla in ordine e ascolta ossessivamente la canzone “California dreaming” dei Mamas and papas. La prima storia è molto stilizzata, con alcuni momenti di folgorante invenzione audiovisiva e un’atmosfera notturna resa con maestria dalla fotografia del fidato Christopher Doyle, anche se il finale giunge in maniera troppo repentina e alcuni snodi della trama restano un po’ oscuri, ad esempio il ruolo del misterioso boss della droga che viene ucciso dalla femme fatale poco prima della conclusione. La seconda è quella in cui lo spettatore entra più facilmente, meno criptica e più compiuta dal punto di vista dello script, anche se a farla da padrone sono sempre le invenzioni visive di Wong, talvolta geniali, il suo particolarissimo uso della soundtrack, la sua macchina a mano mobilissima. Buono il contributo degli attori, con una mia preferenza personale per il collaudato e affascinante Tony Leung, attore feticcio del regista, ma ottimi anche la svagata Faye Wong e la cupa Brigitte Lin, attrici fra le più famose del cinema di lingua cinese. Gli americani definiscono talvolta questi film con l’etichetta “style over substance”, ma personalmente lo ritengo comunque un ottimo film, forse non all’altezza del suo capolavoro assoluto “In the mood for love”, ma per il resto un’opera ammaliante, originale, che fa riflettere sui giochi del caso e sulle coincidenze con una perizia che raramente si è trovata nel cinema asiatico degli ultimi anni. E la cover cinese di “Dreams” dei Cranberries accompagna una sequenza di raccordo con una levità che strappa l’applauso.

Voto 9/10

 

 

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