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Quella sporca ultima meta

Regia di Robert Aldrich vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Quella sporca ultima meta

di rocky85
7 stelle

Paul Crewe (Burt Reynolds) è stato un asso del football, caduto nel fango dopo aver venduto per denaro alcune partite della sua squadra. Stanco e deluso, schiavo di una donna ricca e famelica che lo piega ai suoi desideri sessuali, in preda all’autolesionismo Paul si fa arrestare in stato di ubriachezza dopo aver rubato una macchina ("L'ho solo presa in prestito!") e aver dato vita ad uno spettacolare inseguimento automobilistico. Condannato a 18 mesi, viene incarcerato nella prigione di stato della Georgia, dove il sadico direttore Hazen (Eddie Albert) lo attende per fargli allenare la squadra di football dei secondini, della quale è il presidente. Paul si rifiuta, e ne riceve in cambio un trattamento non proprio lusinghiero. Poi però propone ad Hazen di poter mettere su una squadra di detenuti che possano fare da cuscinetto in una partita amichevole contro le guardie. L’obiettivo è di perdere facilmente, in modo da infondere sicurezze ai secondini, in lotta per entrare nel campionato nazionale. Ma la voglia di rivalsa di Paul e dei carcerati è troppo grande, e l’occasione troppo ghiotta per lasciarsela scappare.

“Chiunque desideri darle e prenderle, si iscriva alla squadra dei detenuti. Non se ne pentirà” è l’avviso pubblicato da Paul, che in pochissimo tempo racimola una squadraccia di reietti violenti e assetati di sangue, mossi dall’unico scopo di poter finalmente “pestare le guardie”.

L’anarchico Robert Aldrich ha da sempre rappresentato nelle sue opere la ribellione del singolo contro il potere. E stavolta, coerentemente questa poetica, a finire nel suo mirino è l’istituzione carceraria e i suoi folli e malvagi rappresentanti. La rivolta viene dalla feccia, dai derelitti e dai perdenti, insomma davvero dagli ultimi della classe. L’antieroe Paul ha inoltre l’occasione per ripulire la sua coscienza, concedersi una seconda possibilità dopo aver fallito prima di tutto come uomo.

Ad essere onesti, Quella sporca ultima meta è forse una delle opere più sopravvalutate nella filmografia di Aldrich, o quantomeno una di quelle che ha retto di meno alla prova del tempo, tanto che all’ennesima versione può andare incontro a ridimensionamento. Troppi cambi di registro narrativo, dalla commedia al dramma al racconto sportivo, non ne rendono fluido lo svolgimento. Ma quello che interessa a Aldrich è lo sport inteso come metafora dell’umanità, vista ancora una volta come terreno di gioco nel quale si sprigionano gli istinti primordiali dell’uomo. E così, quando il ritmo e la narrazione cominciano ad indebolirsi, ecco che la seconda parte si trasforma in uno spettacolare apologo sportivo e umanista. La partita di football è un capolavoro di montaggio, con Aldrich che dà libero sfogo al suo stile visionario: l’uso dello split screen è quanto mai adeguatissimo e riesce a comunicare la tensione della partita ma soprattutto la brutalità di uno scontro che non prevede regole. E, tra i tanti personaggi secondari, emerge quello del vecchio giocatore di football Nate Scarborough (Michael Conrad), anche lui in carcere, che decide di entrare in campo in un finale entusiasmante. Segna, viene picchiato selvaggiamente ed esce tra gli applausi. "Dopo tutti questi anni sono finalmente riuscito a segnare un’altra meta!" è la sua eslcamazione. Perché segnare una meta vuol dire ribadire ostinatamente la propria natura di uomini. È una questione di onore. Di digità. Di orgoglio.

 

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