Regia di Orson Welles vedi scheda film
Iperbolico e magniloquente "documentario", in cui Welles sfrutta il suo talento visivo oltre ogni limite, per dirci che in fondo l'arte non serve a nulla, e che il cinema funzione secondo meccanismi oscuri e curiosi, un po' come la magia.
L'intreccio è volutamente confusionario, e mescola tre "storie", quella di un falsario di quadri ungherese, quella del suo biografio Clifford Irving (al centro anche de "L'Imbroglio" con Gere) che asserì di essere entrato in possesso della biografia di Howard Hughes, e di una modella che posò per picasso per un'intera estate.
Due storie sono vere, l'altra è falsa. Ma meglio non svelare quale.
Immenso Welles, quando con disillusione afferma "ho cominciato la mia carriera (l'annuncio radiofonico dell'arrivo dei marziani) con una bugia. Non mi è andata male. Sarei dovuto finire in prigione, invece mi ritrovai ad Hollywood!".
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