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Clockers

Regia di Spike Lee vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Clockers

di GIMON 82
8 stelle

"The world of Spike Lee".....

"Clockers" è un distillato potente di filosofia afroamericana:incazzata,polemica e in lotta per la sopravvivenza.E' la via del ghetto newyorkese quella dove Lee ambienta questo dramma urbano,incisivo e retorico all'eccesso,significativo pero' nel sondare esistenze sbandate.

L'inizio è fortemente distinto nella carica "colorata" dei titoli di testa e nelle foto che l'accompagnano: marcati e risaltanti come il sangue dei cadaveri di giovani neri bucati dai proiettili.Sono fotografie dure da mandar giu',impresse nei dettagli,quasi a volerne sottolineare una potenza nefasta.

Originariamente il film lo avrebbe dovuto girare Martin Scorsese,impegnato gia' sul set di Casino il regista italoamericano "delega" Lee come regista.

Scelta piu' che saggia quella di Scorsese che passo' al timone come produttore,imponendo la scelta del suo "feticcio" Harvey Keitel nel ruolo del detective italoebreo Rocco Klein."Clockers" è tratto da un romanzo di Richard Price che pero' non soddisfo' Spike Lee che ne rimaneggio' quasi totalmente la sceneggiatura.Il risultato è evidente sin dalle prime battute,"Clockers" è un opera dannatamente disperata e pregna di tematiche d'attualita'.

 

Violenza,omicidi,spaccio di droga e AIDS,  un corollario che riempie le note del "gangsta rap" che accompagnano il film.E' proprio un voler "smitizzare" l'icona del gangsta quella che accompagna Lee nella sua regia,riposta nelle gesta del giovane Ronald,protagonista del film.

Lee scende giu' nelle profondita' del ghetto,con un disperante incedere che avvicina i corpi,sondandone con intensi primi piani gli  umori amari,ed impietoso nel ricalcare lo sfascio delle carni causato dai proiettili.E' un compito quasi da "missionario" il suo  (che compare tra l'altro nel cameo di un curioso operaio) che alterna momenti di cinema sofisticato,a tratti sperimentale nell'incastrare interrogatori con meccanismo a flashback.

La sua "missione" è quella di cercare un alternativa all'inferno del ghetto,subissato da schiavismo secolare,da una marginalita' straziante che trova un esubero in giovani spacciatori pronti ad uccidere.Il ghetto ritratto da Lee sembra un oasi di non ritorno infestato da droga,anziani boss carismatici e killer sieropositivi.Un mondo che come detto all'inizio è la "casa" di Lee,dove la sua vena polemica si esprime a priori,portando a galla una lotta tra valori arcaici come famiglia,amicizia e lavoro in combutta con il marcio periferico.

Una voglia di trovare un posto al mondo che dovrebbe contraddistinguere tutti:bianchi e neri,poveri e ricchi,Lee  lancia cosi un messaggio subliminale d' uguaglianza sociale,ribaltando mitologie musicali che danneggiano i sani ideali.A proposito di cio' dichiaro' che avrebbe voluto che "Clockers mettesse un chiodo sulla bara del genere "gangsta".In effetti il tentativo appare riuscito seppur nell'evidenza sfrontata di "slang" e movenze "gangsta" che pervadono i giovani del film,un qualcosa di eccessivo ma chiaramente studiato nel sottolineare l'aura violenta del ghetto.

"Clockers" è forse uno dei film piu' bistrattati di Lee,dato l'incedere caustico e gli accenni razzisti da parte di alcuni "sbirri" bianchi.Ma credo che Lee piu' che una polemica razzista abbia voluto ritrarre realisticamente ambienti e persone,scendendo giu' nelle profondita' di periferie malate.Luoghi che sono roccaforte di una contraddizione perenne che affligge i giovani "afro",da un lato la voglia di fuggire e dall'altro la paura di non essere accettati dalla societa' "civile" per status o colore.Le ambientazioni fanno cosi' il palio con un linguaggio volgare e debordante dei giovani afro,accompagnato pero' da una superba colonna sonora,con magnifici pezzi come "Children of Ghetto" di Philip Bailey.

"Clockers" pur negli  stereotipi dell' universo "gangsta e afro" è un film diligente nella fattura,  scontato in parte ma  godibile nello scorrere dei fotogrammi,frutto di una scrittura diligente ed incisiva.Il resto lo fa un buon cast dove primeggia un Harvey Keitel in "gita premio" nel ghetto,uno sbirro tosto e zelante ma dal cuore d'oro.Bravi anche gli "sbirri" comprimari John Turturro e Michael Imperioli (il cameriere Spider di "Quei bravi ragazzi" ucciso a sangue freddo da Joe Pesci).Infine menzione speciale per  Delroy Lindo,ottimo nel dar corpo ad uno spietato boss di quartiere,ma sopratutto il  plauso va al giovane esordiente Mekhi Phifer,bravissimo nel tratteggiare un giovane tormentato dall'inferno in cui vive,che pero' trova il coraggio e la forza di andare "verso il sole"..........

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