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L'uomo delle stelle

Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film

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La recensione su L'uomo delle stelle

di marcopolo30
10 stelle

Tornatore riprende il discorso iniziato con “Nuovo Cinema Paradiso”, tornando a mettere la macchina dei sogni del cinematografo al centro della storia. Davvero molto bello il viaggio (nel senso fisico e metaforico) nella Sicilia del dopoguerra di un'eccezionalmente cialtronesco Castellitto.

Tornatore, la Sicilia che fù e la magia del cinematografo - Parte II. Così potrebbe riassumersi questo bellissimo “L'uomo delle stelle”. Dopo il pluripremiato “Nuovo Cinema Paradiso” Tornatore affronta di nuovo i medesimi temi, seppur cambiando diametralmente registro e angolazione. Questa volta il protagonista (apparente) è uno scaltro cialtrone romano dalla parlantina facile e dai pochi scrupoli, ma la vera protagonista è quella vecchia macchina da presa dell'esercito americano che entra nelle vite di remote comunità di campagna aprendovi uno spiraglio, o l'illusione d'esso, sul mondo. Memorabili alcuni spunti, mi viene in mente il gioco d'ombre nelle riprese dall'esterno della tenda in notturna. Ottima l'interpretazione di Sergio Castellitto, moderno picaro romano molto 'sordiano'. Mitica poi una delle battute, subito dopo il furto del furgone: «Noi non siamo ladri, noi siamo della Democrazia Cristiana». Difficile collocare temporalmente con esattezza i fatti narrati. Al Cinema Italia di fronte al quale Joe passa verso il finale, danno “Totò a colori”, film uscito nel 1952, per cui il grosso del film dev'essere stato ambientato nell'estate del 1949 o del 1950 (altro suggerimento, il maresciallo contesta a Joe l'accusa di aver fatto contrabbando di sigarette e stupefacenti mentre lavorava sul set di “Quo vadis?”, film girato nel 1950, appunto). Piccola curiosità: Tony Sperandeo interpreta qui il ruolo del mafioso Primo Badalamenti, pochi anni più tardi vestirà i panni di un altro Badalamenti, Tano, nell'indimenticabile “I cento passi”. Il film ottenne la nomination come miglior film straniero, segno che il cinema di Tornatore ai critici USA piace (contrariamente a quel che gli accade in Patria...), anche se alla fine la statuina la portò a casa il film olandese “L'albero di Antonia”.

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