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Dopo la guerra

Regia di Annarita Zambrano vedi scheda film

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La recensione su Dopo la guerra

di Furetto60
7 stelle

Ottimo esordio alla regia di Zambrano. Opera interessante e ben recitata.

Siamo a Bologna, nel 2002. Mentre divampano all’università con molta veemenza, le proteste degli studenti per la riforma del lavoro, un professore universitario viene assassinato. L’omicidio viene rivendicato da un gruppo di militanti, che porta lo stesso nome di quella che era stata, a suo tempo, la fazione armata di Marco Lamberti, alias Giuseppe Battiston, dunque la responsabilità, quantomeno politica, viene attribuita a lui, ex capo storico di quel gruppo armato e già condannato all’ergastolo per omicidio e rifugiato in Francia da 20 anni, grazie alla cosiddetta discutibile “Dottrina Mitterand,” che permetteva agli ex terroristi di trovare asilo oltralpe, rimasta in vigore dal 1985 al 2003. Quando il governo italiano ne chiede l’estradizione, la Francia non più vincolata a quella norma, è pronta a consegnarlo alla giustizia italiana. Marco, decide allora di non costituirsi, ma di scappare in America Latina con la figlia Viola adolescente. In Italia sua madre, la sorella Anna e il cognato magistrato, finiscono nel tritacarne della gogna mediatica. La regista Zambrano per quanto giovanissima dirige, a mio sommesso avviso con perizia, questa sua opera prima che ha come tema la lotta armata che insanguinò l’Italia negli anni in cui lei era solo una bambina. La sua è una interessante lettura, che s’ispira al reale fatto di cronaca avvenuto nel 2002, cioè l’omicidio del giuslavorista Marco Biagi e la conseguente estradizione dalla Francia e arresto dell’ex BR Paolo Persichetti. Zambrano attraverso una sceneggiatura sobria, ma incisiva racconta la storia da due prospettive. Quella della famiglia di Marco rimasta in Italia:la sorella Anna insegnante, con il marito giudice in odore di promozione a Procuratore generale e la mamma, che sembra aver archiviato i ricordi del figlio. Questo evento inevitabilmente provocherà effetti devastanti sulle loro vite, Anna è costretta a mettersi in aspettativa e il marito a rinunciare alla carica cui aspirava, per un chiaro conflitto d’interessi. Per giunta la mamma di Marco, subisce pericolosi atti intimidatori. E poi da quella della figlia Viola, nata e cresciuta in Francia, dove vive con lui, con la quale non ha neanche mai parlato in italiano, che ignora completamente i trascorsi criminali del padre. Anche la sua vita verrà sconvolta e stravolta da questo evento, mentre il padre si organizza per fuggire in Nicaragua, la ragazzina sradicata dalla sua vita parigina, costretta a rinunciare ai suoi studi e alla sua vita,va in crisi.  Marco peraltro è brusco, spaventato e chiuso in se stesso. Intervistato da una giornalista, non mostra segni di pentimento, anzi ancora aggrappato alle sue idee, mai pentito, non si sente un assassino, bensì un soldato andato in guerra con lo Stato e si sa in guerra ci sono morti dall’una e dall’altra parte,lui infatti ha perso un fratello militante nel suo stesso gruppo armato, in un conflitto a  fuoco con la polizia, ritiene di avere avuto diritto ad un’amnistia che non c’è stata e glissa quando la giornalista gli chiede conto del figlio piccolo, che si trovava in compagnia della sua vittima di allora. Però nel frattempo le conseguenze della situazione ricadono pesantemente su Viola, costretta a seguire il padre in un casolare di campagna, da dove preparare la fuga, e sulla madre e la sorella, che a Bologna, teatro del nuovo omicidio politico, devono pagare dazio, solo per avere rapporti di parentela con Marco. Interessante e doverosa riflessione su un periodo storico, quello degli anni di piombo, che ha paradossalmente, precipitato gli ideali di giustizia e di equità sociale, che avevano ispirato le contestazioni del 69, in un abisso di violenza senza freni. Giornalisti, giudici, avvocati, poliziotti, professori divennero bersaglio abituale di feroci raid compiuti con una frequenza impressionante. L’occhio della regista, si sofferma sulle figure di contorno, che diventano protagonisti, una madre, una sorella, un cognato, ma soprattutto una figlia, che pare non riconoscere nel padre ciò che dice un giornale che le capita sotto gli occhi. Ottimo lavoro. Bravo come sempre Battiston e ancora di più la giovanissima attrice Charlotte Cètaire.

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