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L'albero, il sindaco e la mediateca

Regia di Eric Rohmer vedi scheda film

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La recensione su L'albero, il sindaco e la mediateca

di jonas
8 stelle

Insieme a Incontri a Parigi, è uno dei due film fuori serie che si incuneano fra il secondo e il terzo dei Racconti delle quattro stagioni. Struttura geometrica quasi come in L’amico della mia amica: un sindaco di provincia (Pascal Greggory), una giornalista (Clémentine Amouroux), un maestro di scuola (Fabrice Luchini). Oggetto del contendere è il progetto di una mediateca, la cui costruzione prevederebbe l’abbattimento di un vecchio salice: l’idea è del sindaco, il maestro si oppone, la giornalista è il punto di equilibrio fra le due posizioni. Rohmer vuole prendere in giro le politiche culturali socialiste, ma opportunamente non insiste troppo sulla polemica spicciola (in fondo il sindaco è simpatico, mentre il maestro fa troppo il gigione) e imbastisce un racconto filosofico alla maniera illuminista, con tanto di discussioni alte sul rapporto fra Natura e Cultura. L’impalcatura del film ha un’eleganza fragile come quella di una tela di ragno: non a caso ognuno dei sette capitoli in cui è diviso viene introdotto da una frase ipotetica che mostra tutta la precarietà della vicenda messa in scena, lasciando intendere che avrebbe potuto prendere una direzione completamente diversa; e quando, alla fine, il sindaco e la giornalista vanno a bere qualcosa insieme, ci si chiede se il loro incontro avrà un seguito. Corsi e ricorsi della filmografia rohmeriana: in Pauline alla spiaggia Pascal Greggory sbavava tutto il tempo dietro ad Arielle Dombasle che non lo voleva; qui i due stanno insieme. Ed è a lei che viene affidata la conclusione, attraverso le note di una canzoncina apparentemente allegra e spensierata che celebra le future gioie di una villeggiatura lontana dagli itinerari turistici più trafficati: “Eh bien, dans ce cas, le week-end / les jours de fêtes et les congés / au lieu de s’envoler pour l’Inde / pour Caracas ou pour Tanger / ou bien de rouler vers Deauville / Trifouillis-les-Oies ou Bécon / on ira retrouver la ville / son macadam ou son béton. / Nous savourerons ses plaisirs / ce sera notre vrai loisir” (dove Trifouillis-les-Oies è il nome di una località immaginaria, proverbialmente tranquilla e isolata). Sembra il Leopardi del Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere: “Coll’anno nuovo il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?”.

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