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Un borghese piccolo piccolo

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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La recensione su Un borghese piccolo piccolo

di ROTOTOM
8 stelle

Splendido affresco di una società in crisi. Il borghese di Monicelli è un omino arrogante e naturalmente meschino in bilico tra l'indigenza di una vita passata tra scartoffie ministeriali e la rivalsa verso quella vita da parte del figlio fresco ragioniere. Il pezzo di carta che egli conquista vale una vita da buon padre di famiglia la cui diligenza è macchiata da quelle quotidiane abitudinarie meschinità che caratterizzano il rancoroso medio borghese abituato a servire chi è sopra e a calpestare chi sta sotto per sopravvivere al di sopra della soglia di indigenza e galleggiare nella buona reputazione. Il trionfo di Sordi, il borghese Giovanni Vivaldi, guidato da mano ferrea da Monicelli, equilibra il propio registro recitativo bilanciandolo sapientemente tra la farsa da italiano medio alla quale ha abituato i suoi ammiratori in 40 di carriera e una enorme caratterizzazione drammatica nella seconda parte del film. Sordi non è mai stato così medio, nonostante la sfilza di film a tema (il dentone, il poliziotto, il medico, il pavido, ecc), medio come la media di tutti quelli che lo circondano. Nel primo tempo sembra di assistere ad una versione meno paradossale di Fantozzi. Il rapporto maschilista con la moglie, il servilismo di fronte ai potenti, i rapporti d'azienda, l'abitazione posta a livello della tangenziale che sotttolinea l'appartenenza al proletariato che ambisce alla borghese vita del titolo senza averne però ne' la statura morale, ne'culturale e rimanendo comunque piccolo piccolo, anticipazione illuminante del trentennio successivo fatto di nullità ammantati da aure di rispettabilità e immagini vincenti ottenute con favori e clienterismi. Un grande titolo. Tra una serpeggiante cultura clientelare, le corruzioni, le raccomandazioni le logge massoniche che promettono scorciatoie verso il benessere, il Vivaldi padre cerca di piazzare il Vivaldi figlio nell' agognato ministero all'agognato posto fisso. Tra una religiosità ostentata infiltrata di riti di pagano folklore si sviluppa invece il rapporto con la moglie, donna di casa che non capisce e non ha modo di capire il mondo che esiste fuori e che si arrende all'evidenza di un malcostume che è diventato costume e basta. Basta arrivare, arrivare allo scopo e tutto è permesso, anche diventare membro di una loggia massonica (esilarante l'iniziazione), truccare il concorso per agevolare il figlio e passare davanti a tutti, come in macchina quando si deve parcheggiare, o imboccare un tratto di strada sui marciapiedi per fare prima, fare le corna e inveire contro "gli altri" che sono la colpa di tutto. Gli altri lo puniranno amaramente. Durante una rapina per una fatalità il figlio viene ucciso e da questo momento la commedia amara del borghese si trasforma nella tragedia, nella beffa, nel patetismo e nel normale sentimento di vendetta che cresce nel suo animo. Sentimento che è sempre esistito ma che si completa e si esplica nel momento della caduta, nel crollo del sogno. Le bare accatastate in un triste capannone poichè le tombe in terra, nel verde, sono lottizzate dalle raccomandazioni di potenti più della loggia a cui appartiene, ricollocano Sordi/Giovanni Vivaldi al giusto posto nella società e a questo punto neppure la massoneria coi suoi riti di ridicolo popolano simbolico esoterico può aiutarlo. Durante un confronto all'americana nella stazione della polizia egli però riconosce il colpevole, "l'altro", quello da punire, ma non lo denuncia. Lo sequestra invece, in una lunga feroce sequenza di normale violenza che sembra uscita da un moderno pulp thriller. Il vecchio, silenzioso e impassibile nella consunta e stanca faccia gialla imprigiona il giovane killer nella casupola per la pesca che nei suoi sogni sarebbe dovuta diventare la casa della pensione, il sogno. l'incubo è invece il giovane legato e grondante di sangue. E' la freddezza con la quale il vecchio lo tiene in vita scaricando su di esso tutta la sua frustrazione. Il giovane muore, senza dire una parola. Giustizia è fatta. E giustizia continua ad essere, visto che dopo la morte della moglie il vecchio, solo e sempre più inacidito decide di intraprendere la carriera di geriatric-vendicatore verso il nuovo corso della società sempre più volgare e irrispettosa di tutto e di tutti, una società che egli stesso ha contribuito a creare e della quale ora è vittima e carnefice. Straordinario.

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