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Pulp Fiction

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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La recensione su Pulp Fiction

di alexio350
10 stelle

Nel 1994, con l’uscita di Pulp Fiction, tutti noi ci siamo trovati davanti a un mondo nuovo di grande splendore e fascinazione. Un quadro surreale eppure dalle fattezze realistiche, in cui troviamo - tra gli altri - Vincent (John Travolta) e Jules (Samuel L. Jackson), due scagnozzi che lavorano per Marsellus (Ving Rhames), un boss della malavita sposato con la bella e sensuale Mia (Uma Thurman).

 

I vari episodi che riguardano questi e altri personaggi costituiscono la trama variegata e sempre mutevole di Pulp Fiction. Tarantino mette bene in mostra la sua poetica: un cinema fatto di violenza ma dove la violenza non è mai fine a se stessa, e soprattutto qui - più che in altri suoi film - appare come una specie di gioco. Perciò le scene feroci che ci vengono proposte si convertono, di sovente davanti ai nostri occhi, in parabole comiche o grottesche. 

 

Pulp Fiction è una splendida giostra, che in ogni momento cambia prospettiva. Ad esempio, basta prendere in considerazione l’episodio portante, quello in cui Vincent e Jules devono entrare in un appartamento a recuperare una misteriosa valigetta, di cui si intuisce solo che il contenuto è di estremo valore. Prima di entrare discutono del fatto che Marcellus ha fatto volare uno dalla finestra perché, a quanto pare, il malcapitato ha osato fare un massaggio ai piedi a sua moglie. Il registro è comico-grottesco, ma appena entrano nella casa cambia di nuovo, perché i due uomini del boss si trasformano in quello che sono: due spietati sicari pronti a fare il loro lavoro, ovvero ammazzare. Ma c’è una sorpresa: un tipo esce dal bagno e li prende a revolverate, loro per miracolo si salvano. Jules a questo punto ha una crisi mistica: vuole cambiare vita e diventare un predicatore. Mentre trasportano un ostaggio in macchina, però, a Vincent parte un colpo e fa saltare la testa all’ostaggio che si sono portati dietro. Vincent e Jules si trovano coperti di sangue dalla testa ai piedi: devono sparire immediatamente dalla circolazione e si rifugiano a casa di un amico di Jules. Qui la parabola è decisamente comica: grazie all’intervento dell’efficiente e pragmatico Mr. Wolfe (Harvey Keithel) riusciranno a uscire dai guai, ma verranno relegati allo stato di “due cazzoni”. 

Il fascino del film risiede qui: nell’abilità del regista-sceneggiatore di cambiare continuamente registro, di saper mischiare nella stessa sinfonia note violente, grottesche e comiche.

 

Quello che sorprende ogni volta che si riguarda Pulp Fiction (e si può guardarlo mille volte senza stancarsi mai) è l’infinita inventiva di Tarantino. Ci si domanda dove mai avrà trovato quelle idee, come avrà fatto a creare un mondo di storie che rivoluzionano generi desueti come quello gangster e poliziesco, per trasformarli in qualcosa di nuovo. La forza del film è talmente grande che è riuscito a dare un volto nuovo e nuova linfa agli attori che ci sono finiti dentro: non abbiamo mai visto recitare Travolta come ha recitato in Pulp Fiction; non abbiamo Samuel L. Jackson così violento e implacabile; non abbiamo mai visto Heavy Kaithel così astuto e capace; né Una Thurman così sexy e sensuale. Tarantino è riuscito dunque a creare un nuovo tipo di cinema, a metà strada tra realtà e cartone animato, dove tutto può succedere, dove la malvagità di questo mondo viene palesata e allo stesso tempo esorcizzata. Un cinema che non smette né di sorprendere né di regalarci emozioni. 

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