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Mute

Regia di Duncan Jones vedi scheda film

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La recensione su Mute

di Atreides
5 stelle

E il nuovo film di Duncan Jones è stato stroncato.

 

Quanto del fallimento è da attribuire alle astronomiche aspettative che pesavano nei confronti del regista di quel capolavoro che fu Moon?

 

Forse più di quello che si dice,forse meno. Mute ha dei meriti e dei demeriti detto in modo molto banale. Non è un disastro ma non è neanche una bellezza.

 

Mute vuole essere una storia cyberpunk priva di profonde implicazione sociologiche, perché il fatto che si svolga in una società diversa dalla nostra non è così rilevante, non seguiamo piccoli umani contro il mondo ma piccoli umani contro altri piccoli umani.

 

Un budget sicuramente elevato ha garantito l'allestimento di una scenografia mozzafiato che però da l'impressione di essere un'ambientazione un po' troppo estrema per essere nel futuro di soli 34 anni, Berlino è tutta grattacieli e luci al neon, le auto

volano (ugh...ma solo a me le macchine volanti sembrano una pessima idea?) e la forbice tra ricchi e poveri è aumentata a dismisura, il capitalismo della metà del 21esimo secolo è un sistema in cui la prosperità non puo esistere senza il degrado, come oggi, ma peggio.

Berlino è un covo di alienati, tossicodipendenti e giri di criminalità organizzata, chirurghi mettono illegalmente le pezze ai danni fatti nella guerra tra bande e la prostituzione è scivolata via dalle mani dello stato.

 

Leo perde l'uso della voce da bambino, per riguadagnarlo avrebbe bisogno di un intervento chirurgico la cui attuazione andrebbe contro le credenze religiose della sua famiglia.

Trent'anni dopo, Leo è un barista tra i 35 e i 40 anni, fidanzato con una cameriera di origine mediorientale sua collega. Tutto normale e tranquillo fino a quando la scomparsa della ragazza farà incrociare la stada del protagonista con quella di due chirurghi americani decisamente poco raccomandabili, tra l'easter egg del processo Sam Bell vs Lunar Industries (Riprendendo il finale di Moon) e rambate varie.

 

La colonna sonora di Clint Mansell, fa, come sempre, la sua gran figura e insieme al grande impatto visivo rimedia in parte a un ritmo lento, a una sceneggiatura poco ispirata e a una regia poco interessante.

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