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A Dark Song

Regia di Liam Gavin vedi scheda film

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La recensione su A Dark Song

di maghella
8 stelle

Sophia è una giovane donna, sola e con un segreto. Affitta una grande casa isolata nelle campagne britanniche per poter celebrare un rito potentissimo di magia nera. Per far questo ha bisogno dell'aiuto di Solomon, una sorta di gran cerimoniere, esperto in rituali magici per evocare i demoni dell'inferno e gli angeli custodi, conoscitore del libro magico Abramelin, un grimorio famoso necessario per le pratiche di magia. La preparazione per il rituale è lunga e complessa: i digiuni per purificare l'anima e il corpo hanno reso Sophia ancora più forte e consapevole per la sua decisione. La casa viene isolata da Solomon da un cerchio magico che non dovrà essere oltrepassato per i prossimi mesi dopo l'inizio dell'invocazione. I due sono così rinchiusi nella grande casa che diventa una sorta di Chiesa in cui ogni stanza diventa un cerchio magico da varcare per invocare l'angelo a cui chiedere la propria preghiera. Sophia non è stata del tutto sincera con Solomon riguardo il vero motivo per cui vuole sottoporsi a questo importante e pericoloso rituale. Questo segreto non agevola il rapporto tra i due e nemmeno la buona riuscita della cerimonia, che viene rallentata. Sophia vuole parlare con il figlio morto tre anni prima. Vuole vendetta per la sua morte e uccidere chi glielo ha rubato all'uscita della scuola materna. In realtà Sophia non riesce a perdonarsi per aver ritardato, quel maledetto giorno, ad andare a prendere il bambino, causando così inconsapevolmente il suo rapimento. Una volta che i veri motivi di Sophia sono stati chiariti a Solomon e ai demoni, i segni del rituale non si fanno attendere e le malefiche apparizioni non tardano ad arrivare. Sophia vedrà e ascolterà ciò che voleva vedere ed ascoltare, capirà realmente ciò che vuole. Dopo molti film horror visti in questi ultimi tempi, ho capito una cosa (pure io come la protagonista del film, e senza troppe cerimonie): se si vuole vedere un film horror degno di questo nome, bisogna rimanere in Europa, senza andare a cercare oriente, estremo oriente e tanto meno gli Stati Uniti. Liam Gavin è al suo primo film e fa una prima opera di gran valore. Sa esattamente cosa vuole fare e soprattutto come. Un film sulle invocazioni e sui demoni senza menzionare mai una volta la temutissima tavola Ouija, senza cadere in formule stereotipate e inflazionate. Una ricerca attenta e minuziosa sugli studi esoterici, sciamanici, di magia nera, rendono il film quasi un documentario nella prima parte per quanto è specialistico nel menzionare formule e rituali. Solomon non ha nulla del “santone” visionario che siamo stati abituati a vedere al cinema, è piuttosto uno studioso, affascinato dal potere a cui certe pratiche conducono. La purezza spirituale e carnale di Sophia è indispensabile per la riuscita del rituale, non può affacciarsi a certe soluzioni estreme senza una preparazione adeguata. Questo rispetto per la cerimonia è alla base del successo del rito nella finzione del film, e della buona riuscita per il film stesso. Un film che da buon horror tratta argomenti profondi quali il senso di colpa, la mancata elaborazione del lutto, la ricerca di un dio che sembra inesistente di fronte a tanto dolore e ingiustizia. Un film sull'isolamento e sulla sofferenza. Ottima la colonna sonora di Ray Harman, archi e sintetizzatore sono a sottolineare continuamente i vari passaggi da un cerchio all'altro di Sophia, la sua crescita spirituale e la sua consapevolezza sono una corda tesa che suona e vibra insieme alla protagonista. Fondamentale per la buona riuscita del film è sicuramente (oltre all'ottima regia) l'interpretazione dei due protagonisti: Catherine Walker nella parte di Sophia e Steve Oram in quella di Solomon, sempre in scena diventano loro stessi una componente malefica della casa, non riuscendo mai a rimanere sottomessi ai demoni che vanno cercando, ma piuttosto degli spettatori consapevoli di ciò che stanno causando, diventano entrambi componenti di un rituale magico a cui non possono più sottrarsi. Il delirio finale e la discesa agli inferi sono necessari per arrivare ad una visione finale e all'ascesa definitiva, in cui tutto trova una risposta (o quasi), lasciando chi vede il film soddisfatto e suggestionato, se non è magia del cinema questa, non saprei davvero chi altro invocare.

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