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Your Name.

Regia di Makoto Shinkai vedi scheda film

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Scarlett Blu

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Your Name.

di Scarlett Blu
9 stelle

Una storia romantica e divertente che può indurre a profonde riflessioni sul destino e il tempo che intrecciano le vite e le legano oltre il tempo e lo spazio. Makoto Shinkai mette da parte un po' di tristezza e malinconia in una storia che appare più risolta rispetto alle opere precedenti. Animazione sempre favolosa.

 

“Your name” è l’ultima fatica di Makoto Shinkai, regista giapponese da qualcuno considerato l’erede di Hayao Miyazaki; in realtà, poetica, tematiche e stile sono piuttosto diversi, anche se non mancano punti in comune, e influenze che Shinkai ha sicuramente subito dal maestro dello Studio Ghibli.

 

Uscito ad agosto in Giappone, è diventato il film più visto nel Sol Levante, superando addirittura “La città incantata”. Notizia dell’ultima ora è l’esclusione dalla corsa agli Oscar nella categoria animazione, a vantaggio forse di un film come “Zootropolis”, prodotto più commerciale per me di molto inferiore a questo, ma non voglio ora entrare nei meccanismi che regolano le scelte che fa l’Academy .

 

Il film di Shinkai, tratto da un romanzo scritto dall’autore stesso, edito anche in Italia, è solo apparentemente semplice, in realtà ha una sua complessità che dopo la visione induce a qualche riflessione, e a diverse interpretazioni.

 

scena

Your Name. (2016): scena

 

Tematica spesso affrontata nei film di Shinkai è l’adolescenza con tutte le sue problematiche; può sembrare un ripetersi dello stesso tema, forse un’ossessione, ma lo stesso regista in una vecchia intervista disse di non essere ancora pronto ad affrontare storie diverse, e spiegò la necessità di raccontare storie di adolescenti, perché sentiva qualcosa di “non risolto” nella sua personale esperienza di adolescente.

 

Questa è senza dubbio una valida spiegazione al presunto difetto di essere “ripetitivo”. Non per questo lo ritengo un artista mediocre, anche se non a livello di un genio come Miyazaki.

 

In diverse opere di Shinkai c’è questo sentimento di malinconia e tristezza come nel precedente “Il giardino delle parole” e più ancora in “5 cm per secondo”, che suggerisce qualcosa che non arriva a compiersi, impossibilitato a trovarsi o comprendersi fino in fondo.

 

In questo ultimo film, tra i suoi quello che ho preferito, per certi aspetti della narrazione perfino un po’ inusuale, l’autore fa per la prima volta il salto in senso positivo, gioca e si apre dove prima restava chiuso, risolve e trova quello che forse andava cercando, e questa per me è una nota di merito.

 

Anche qui ci sono due adolescenti, Mitsuha e Taki, una ragazza e un ragazzo che non si conoscono e vivono lontani, in luoghi diversi se non opposti, che corrispondono a vite diverse (a Tokyo lui, in un paesino di montagna chiamato Itomori lei) che si trovano a vivere in sogno la vita dell’altro, in uno scambio di corpi e anime che crea nella prima parte del film situazioni divertenti e comiche al limite dell’equivoco, che si bilanciano in maniera sorprendente con una seconda parte del film più drammatica, un passaggio raccontato con delicatezza affascinante attraverso un viaggio in treno che fa Taki alla ricerca di un luogo e di una persona, accompagnato da altri due personaggi, la capo cameriera del ristorante dove lui lavora, e un amico.

 

scena

Your Name. (2016): scena

 

In questo scambio di vite che avviene in una dimensione più trascendentale, il sogno appunto, entrano in gioco altri elementi come il tempo, fatto di fili che s’intrecciano (quelli che tesse per tradizione religiosa la giovane Mitsuha insieme alla nonna) si legano e cambiano forma come il destino, simboleggiato dal filo rosso – molto presente nella cultura giapponese - che lega i due ragazzi.

Il filo non è il solo elemento di natura simbolica; c’è il crepuscolo, momento di passaggio tra il giorno è la notte, luogo d’incontro tra realtà diverse, tra mondo terreno e spirituale, dove il tempo pare sospeso.

 

È l’attesa della vita, dell’incontro con una persona importante.

 

L’adolescenza stessa è un età di passaggio, l’età dei tumulti, dei conflitti coi genitori (quelli della protagonista col padre) dei sconvolgimenti naturali (la scoperta dell’ attrazione, il corpo che cambia e che si deve rispettare) rappresentati da una cometa che traccia una traiettoria che si vorrebbe cambiare con tutte le proprie forze, per opporsi a quello che sembra un destino infausto e di separazione.

 

scena

Your Name. (2016): scena

 

Così la delicata, onirica storia d’amicizia che diventa profondo affetto tra due giovani è un pretesto sottile e affascinante per raccontare e riflettere su qualcosa di più profondo, quasi inspiegabile: incontrare qualcuno per la prima volta e avere la netta sensazione di conoscerlo, ricordo dimenticato di un’altra vita, di un’ unione delle anime che trascende il tempo e lo spazio puramente fisico.

 

Tutto questo è suggerito dall’animazione ai massimi livelli, una cura per il dettaglio maniacale tipica di Shinkai, per me il suo tratto distintivo, dove gli sfondi sono quadri di cieli immensi dai colori straordinari.

Le musiche al primo ascolto magari non colpiscono, ma mi sono parse comunque coinvolgenti e indicate ai diversi momenti.

Insomma, un gioiello che diventa puro piacere per gli occhi, che diverte tanto ed emoziona lasciandoti addosso un senso di felicità, quella che lo stesso Makoto si augura prima dell’inizio del film, nel messaggio al suo pubblico.

Con me c’è riuscito.

Bellissimo film.

 

 

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