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Qua la zampa!

Regia di Lasse Hallström vedi scheda film

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La recensione su Qua la zampa!

di ROTOTOM
1 stelle

Qua la zampa! é una perversione bizantina che mira all’estinzione della coscienza critica di chi guarda.

Un film da cani.

A parte un lontanissimo Buon compleanno Mr. Grape che presentava un trio di giovani promesse del calibro di Leonardo di Caprio, Johnny Depp e Juliette Lewis, Lasse Hallström è un regista che nei suoi momenti migliori ha girato film mediocri. Figuriamoci quando prende in mano una scalcinata sceneggiatura e la dirige con il piede sinistro.

Bryce Gheisar

Qua la zampa! (2017): Bryce Gheisar

Qua la zampa! é una perversione bizantina che mira all’estinzione della coscienza critica di chi guarda.
Adattissimo per un passaggio televisivo durante il quale s’installa sub-liminalmente nella corteccia cerebrale come un virus mimetizzato da spot di pannolini assorbenti e colle per dentiere.  Da quel momento il più catatonico cinepanettone sarà percepito come Quarto Potere.
Un film che crea un pubblico: infatti è pensato per i bambini ma senza averne alcun riguardo. Impone 120 lunghissimi minuti di agonia narrativa tra sbrodolamenti sentimentali, banalità da soap opera, ricatti che mirano spudoratamente alla lacrima, figurine monodimensionali che berciano dialoghi da slogan direttamente dalla scatola del Piccolo Sceneggiatore.  A parte la prevedibilità degli snodi narrativi, a parte l’intontimento recitativo di tutti gli intervenuti, compreso un devastato Dennis Quaid ormai consumato dalla fredda fiamma dell’oltretomba attoriale, il geniale Hallström tedia senza rispetto con primi piani degli occhioni dei cagnoloni bavosi puntando alla carineria da spot delle crocchette, POV canini come se piovesse e addirittura uno di questi da dentro il naso di uno dei protagonisti intento a fiutare qualcosa.
Sei o sette finali impastati in una musica melensa, tendono all’inconscia morte cerebrale dello spettatore come un gas nervino pompato in sala da un commando terroristico di cinefili puristi dell’espressionismo tedesco.
Poi ‘sto cane che non muore mai e si reincarna in una sorta di maledizione animista-cino-buddista non si affronta. Ha pure la voce pensante di Jerry Scotti.
Il cane nasce e si pone una questione filosofica: ma io, che ci faccio qui?
Io sono entrato al cinema e mi sono posto una questione filosofica: bau bau, bau bau bau?
Poi ho alzato la zampa e ho pisciato dietro la poltroncina 9, fila F.
Mia figlia si è divertita. Con tutti quei cani parlanti.
Noi abbiamo un gatto, a casa.
Non credo pensi. Se lo fa, lo uccido.

 

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