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Gold - La grande truffa

Regia di Stephen Gaghan vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Gold - La grande truffa

di maurizio73
5 stelle

Da un artificio romanzesco l'escamotage di un patto d'onore e di un'amicizia virile che sono il vero motore di un film cucito più sui protagonisti che sulla storia: una dinamica a due volutamente ambigua dove l'azione latita,lo sviluppo appare frammentato e la riflessione si affloscia nel piano alternativo di un delitto perfetto alquanto telefonato

Dopo aver portato alla bancarotta la compagnia di prospezioni minerarie fondata dal nonno e gestita con successo dal padre, l'eccentrico e sconclusionato Kenny Wells decide di ingaggiare un brillante geologo e tentare la carta di un improbabile giacimento aurifero indonesiano. La fortuna sembra girare dalla sua parte, compresi i diritti di sfruttamento e gli interessi miliardari di Wall Street nell'affare. Ma non è tutt'oro ciò che riluce...

 

locandina

Gold - La grande truffa (2016): locandina

 

Dalla corsa all'oro degli ultimi pionieri americani diretti all'Ovest alla rincorsa della speculazione finanziaria globalizzata diretta all'Est ci corrono un centinaio di anni circa e tre generazioni di 'grattatori di montagne' in cerca di fortuna, per questa parabola sulle riconversione dell'economia mondiale dallo sfruttamento delle materie prime alla loro trasformazione nell'immateriale prodotto derivato di una virtuale magnificazione del capitale. Tratto da una storia vera che risale alla fine degli anni '80 e tenuta in formalina dalla fine degli anni '00, lo script di questo simil-biopic sulla figura di una moderno cercatore d'oro e della sua personale bolla speculativa viene portata in scena dal bravo sceneggiatore Stephen Gaghan (Traffic) che stranamente decide di occuparsi solo della regia, organizzando un racconto che parte con la sua brava cronologia dell'antefatto per incartarsi presto nel contorto andirivieni di un percorso narrativo che si sposta continuamente nello spazio (tra il Nevada, Wall Street e i giacimenti indosnesiani) e nel tempo (tra il racconto dell'avventura mineraria e quello della sua ricostruzione a beneficio di un registratore dell'FBI), per concludersi nel finale infingardo di un colossale raggiro finanziario che estingue le sue responsabilità con la presunta morte di un personaggio di pura fantasia (quella del geologo Michael Acosta che sostituisce nel beffardo epilogo la figura del vero protagonista della vicenda). Da questo artificio romanzesco scaturisce l'escamotage di un patto d'onore e di un'amicizia virile che rappresentano il vero motore di un film cucito più sui protagonisti che sulla storia, mettendo in scena una dinamica a due volutamente ambigua dove l'azione latita, lo sviluppo appare frammentato e la riflessione si affloscia nel piano alternativo di un delitto perfetto alquanto telefonato. Pur suggerendo l'epica di una vicenda esemplare che ci parla delle alterne fortune di un'America che si è fatta da sola (There Will Be Blood) e della contorta nemesi di una speculazione finaziaria che ne rappresenta l'inevitabile deriva liberista (The Big Short), il film di Gaghan mostra la corda proprio sul versante della scrittura, in grado di imbrigliare e sgonfiare le potenzialità di un racconto sincopato che non sembra decollare mai, sviluppando i diversi rivoli di una vena narrativa che si interrompe a più riprese e si esaurisce troppo presto, tanto nelle singole vicende (la ricerca dell'oro, la speculazione, i giochi di potere, l'indagine giudiziaria) quanto nel rapporto tra i personaggi (i finanziatori, la fidanzata, l'amico): un puzzle alla Charlie Kaufman ed alla Spike Jonze insomma, ma senza l'estro combinatorio del primo e la debordante visionarietà del secondo. This Must Be the Place era l'hic et nunc della morale predatoria dei Gordon Gekko di Wall Street: qui fa da sottofondo alla premiazione del 'Piccone d'Oro' di chi sa (?) che il posto non è quello giusto, ma lo sono per certo gli uomini ed il loro tempo: sì, il tempo di arraffare tutto e darsela a gambe levate! La coppia McConaughey-Ramírez non è certo delle più memorabili ma appare intenzionalmente complementare; tanto eccessivo e istrionico il primo, quanto misurato e posato il secondo: due cercatori d'altri tempi che fiutano una promettente vena aurifera proprio al centro del Bowling Green Park di New York city. Candidatura ai Globe 2017 per la migliore canzone originale (Gold come il titolo originale di un film che nell'edizione italiana fa insensate rivelazioni sulla trama) scritta e cantata da Iggy Pop.

 

 

Hail to the thief
And you won't get nothing much
Hail to the thief
And we'll keep what's left tonight

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