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Poveri ma ricchi

Regia di Fausto Brizzi vedi scheda film

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Fanny Sally

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La recensione su Poveri ma ricchi

di Fanny Sally
5 stelle

Remake di una commedia francese inedita in Italia, che mette in scena la classica dicotomia tra ricchezza e felicità.

Tra i così detti “cinepanettoni” usciti per le scorse festività natalizie – un genere che comincia a presentare oramai una certa flessione naturale, ricollegabile più che ad una certa ripetitività tematica soprattutto anche alla massiccia presenza di prodotti simili in sala, usciti negli stessi giorni – la commedia di Fausto Brizzi ha riscosso il successo maggiore, vincendo di fatto la sfida con le pellicole concorrenti.

Merito di una trama abbastanza equilibrata tra risate, satira e romanticismo, e di un cast azzeccato che, oltre l’onnipresente Christian De Sica Re Mida del filone (nel solito ruolo del cafone un po' tonto), ha saputo ingaggiare anche un volto comico tanto amato dal pubblico come quello di Enrico Brignano, finora sempre poco fortunato al boxoffice, affiancandolo a quello dell’altra prezzemolina Lucia Ocone (a suo agio) e della stellina Ludovica Comello (fresca e spigliata), oltre che della veterana Anna Mazzamauro (divertente).

 

Sia chiaro che non siamo di fronte ad un film di grande profondità o con un umorismo più sofisticato del solito (malgrado si tratti di un remake di una commedia francese del 2011 da noi inedita dal titolo Le Tuche), anzi i personaggi eccessivi e i momenti poco credibili abbondano, la narrazione affidata al piccolo di casa risulta spesso leziosa e nel complesso non lo si può guardare con troppe aspettative. La storia è quella di una pittoresca famiglia della periferia romana formata, oltre che dal nucleo familiare composto da genitori e due figli adolescenti, dal cognato spiantato e dalla battagliera nonna. Una famiglia che campa a stento ma nonostante le difficoltà resta unita, la cui vita cambia radicalmente dopo una milionaria vincita alla lotteria. Avere a disposizione improvvisamente questa grossa somma li costringe prima di tutto ad emigrare al Nord, per evitare l’indiscrezione dei vicini di casa. Lì però si rendono conto che, come recita il più celebre dei verbi, la ricchezza non da la felicità. I presupposti e lo svolgimento insomma sono abbastanza scontati e i meccanismi narrativi ricalcano quelli della tipica commedia degli equivoci, però tutto sommato ci sono alcuni spunti di riflessione sulle fisime e le tare della società odierna che riescono a strappare qualche sorriso ora amaro ora beffardo.

 

È la tipica commedia nazionalpopolare – non a caso il cantante Albano Carrisi ricopre un cameo – infarcita di cliché e di personaggi grotteschi, ideale per chi si accontenta di non impegnare troppo il cervello.

 

Piccola curiosità: il celebrato vincitore dell’ultima edizione del festival di Sanremo Francesco Gabbani ha composto interamente la colonna sonora strumentale, scrivendo anche la delicata e poetica Foglie al gelo, un gioiellino di canzone di valore nettamente superiore al film stesso (in cui peraltro l’ascolto è limitato a pochissimi secondi).

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