Regia di James Cameron vedi scheda film
Solo gli anni ’90 potevano partorire un film così, e solo James Cameron, col suo gusto così attento e raffinato per lo spettacolo, poteva concepirlo.
Sì, proprio così, gli anni ’90: un decennio in cui il cinema si è fatto esagitato, ridondante, spensieratamente grezzo, dove – in sostanza – non si andava tanto per il sottile.
Se oggi perfino le parodie fumettistiche non possono fare a meno di ambire alla realtà (vedi “Kick-ass” o “Super”), allora accadeva esattamente il contrario. In questo senso, “True Lies” è un po’ la summa di quel modo di fare cinema ormai perduto. E questo poiché nel suo genere, nella sua epoca, e nella filmografia del regista, è la cosa concettualmente più vicina ad un fumetto che ci sia, perché è gonfio, eccessivo e gustosamente esageratissimo.
Mai spaccone, mai ridicolo (salvo la sequenza del mitra che, rimbalzando sulle scale, ammazza tutti i cattivi nei paraggi: evitabile), mai derivativo ma sempre citazionista, con Schwarzenegger che gigioneggia omaggiando sé stesso, indubbiamente in uno dei punti più alti della propria carriera.
Dopo l’11 settembre non sarebbe più stato possibile (non per vincoli legali, bensì teorici e culturali) affrontare il cinema “terroristico” in maniera così scanzonata e goliardica.
Due ore e mezza a rotta di collo, tra potenti vampate di spettacolo mozzafiato e risvolti da commedia allo stato puro, il tutto oscillando tra 007 (saga della quale questo è al contempo aggiornamento, rivisitazione e parodia) e Rambo.
“Com’è possibile?”, vi chiederete voi. Ribadisco: sono gli anni ’90.
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