Non è mai troppo tardi per colmare lacune ancorché gigantesche.
Anche il cinefilo più invasato o il lettore più incallito avrà sempre delle (imperdonabili) mancanze nel suo carnet dei desiderata.
La nostra era questo stupendo film del regista del Miglio Verde, quest'ultimo visto quasi subito, mentre Le ali della libertà sempre saltato, per varie vicissitudini, imputabili anche alla giovane età al momento dell'uscita (leggasi: beata incoscienza).
E' la storia tragica di un capo bancario, ingiustamente incarcerato nel Maine del '49, per il supposto delitto dell'amata moglie e del suo amante. In carcere troverà una sua ragione, vivendo esperienze formative e limitanee, incalzate da un direttore del carcere più criminale degli ospiti col pigiama a strisce.
Riuscirà a dimostrare la propria innocenza?
Attori stratosferici, Tim Robbins e Morgan Freeman al massimo delle loro capacità drammatiche, e una ridda di comprimari indimenticabili. Una regia asciutta e un montaggio sapiente, servono questa meravigliosa sceneggiatura scevra da ogni patetismo. Illumina o oscura il tutto, a seconda, la strepitosa fotografia di Roger Deakins.
Acclamato subito dalla critica, inizialmente fece fatica al botteghino.
7 nomination agli Oscar '95, non vinse niente, in competizione con giganti come Forrest Gump, Pulp Fiction e Pallottole su Broadway.
Mancò la fortuna non il valore.
Non fate come noi, guardatelo subito. O riguardatelo.
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