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Yuppies. I giovani di successo

Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Yuppies. I giovani di successo

di Dany9007
3 stelle

Da sempre scettico verso i film del gruppo Boldi/De Sica & co. su consiglio di un amico ho mi sono imbattuto in Yuppies, a suo dire una bella satira della Milano della metà anni '80. Puntualmente da un soggetto dal quale si poteva trarre qualche spunto, se non di satira (credo che i Vanzina non abbiano mai nemmeno provato sul serio a fustigare i loro personaggi) almeno di divertimento. Invece no. Ancora una volta, o è più corretto dire che già allora, il panorama proposto è il più squallido ed insignificante. Ma andiamo per punti: già la definizione di Yuppies, è più che forzata per i protagonisti di questa storia, i quattro infatti sono tutt'altro che rampanti nella carriera e nel loro approccio al mondo del lavoro: infatti come di consueto nei film dei Vanzina i protagonisti non sono persone che hanno intrapreso un percoso lavorativo in cui (anche comicamente) sperimentano delle potenzialità, dei sotterfugi per spiccare, sono lontani anni luce anche dagli esempi più stanchi di un qualunque film di Alberto Sordi. Vediamo infatti Boldi che è l'impiegatuccio nello studio notarile del suocero, De Sica nel ruolo di un dentista che pensa solo a cornificare la moglie e che credo non faccia riferimento nemmeno 1 volta al proprio lavoro durante il film, abbiamo poi Greggio in un micidiale ruolo del venditore di auto di lusso con tresche amorose d'ogni genere ed infine Calà, forse l'unico personaggio un po' più messo a fuoco che, sotto l'insistente pressione del suo direttore, il brillante Nicheli, interpreta un pubblicitario in costante ricerca di uno slogan per lanciare una nuova linea di calze.

La trama, in concreto, non ha nessuno sviluppo, la vedo più come un'accozzaglia di scenette appiccicate qua e là tra intrecci amorosi, corna qualche equivoco.

La Milano da bere, al di là di qualche ripresa delle vie del centro, di Porta Nuova, e qualche palazzo centrale, rimane ferma a puro contorno, persino Piazza Affari dove De Sica avrebbe lo studio non è nemmeno inquadrata o menzionata.

Non parliamo poi delle battute: il quartetto di protagonisti ripropone in tutte le salse le pochissime battute che avrebbero costituito tutta la loro carriera: il "delicatissimo" di De Sica, il "cipollino" di Boldi, Calà forse ci evita qualche scivolata sul suo celeberrimo "libiiiidine" ma ampiamente riequilibrato dalla totale demenza di Greggio con le sue telefonate con battute di una bassezza sconcertante (uscite proprio da drive in) ed il suo tormentone (che ancora oggi ci perseguita) "è lui o non è lui...ma ceeerto che è lui".

Unica scena che ha qualche prospettiva di satira, tutto sommato riuscita, è quella del pranzo finale: dove l'apparenza benestante di tutti i protagonisti, il loro edonismo ed il loro sogno di emulare l'avvocato Agnelli (sempre imitato nell'abbigliamento e la cui foto campeggia sul comodino di ciascuno del quartetto), si scontra con un conto troppo salato dal quale tutti vorrebbero sfilarsi.

 

 

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