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Lo spacciatore

Regia di Paul Schrader vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lo spacciatore

di yume
8 stelle

“il quotidiano, la scissione, la stasi”, e ricomincia il giro

John Le Tour (Willem Defoe) è un nomade metropolitano: portamento sciolto, figura elegante nei suoi completi Armani, asettico nel gesto fluido di consegnare la dose al ricco acquirente e ritirare il denaro, sale e scende da un taxi all’altro.

Mentre viaggia, nella colonna sonora una canzone di Michel Been dice: "Confido nella mia vita, nella provvidenza, dò la mia anima alla grazia".

Sul sedile posteriore Le Tour è il passeggero che guarda indifferente i marciapiedi sopraffatti da sacchi neri di spazzatura, le strade lucide di pozzanghere, ma nessun facile simbolismo, c’è sciopero dei netturbini in occasione del Labour day.

Tornato pedone neppure sfiora i sacchi, da spacciatore fa le sue consegne notturne in modalità impersonale e professionale, potrebbe distribuire ostie consacrate, sarebbe lo stesso.

Willem Dafoe

Lo spacciatore (1991): Willem Dafoe

Nell’orizzonte di Paul Schrader Le Tour è il terzo uomo solitario in ordine di tempo.

Il primo fuTravis Bickle di Taxi driver (1976), poi Julian Kaye di American gigolò (1980), stesso passo felpato e gusto fashion. Uomini in movimento in cerca di stabilità, il loro abituale centro di gravità si sta assottigliando.

Susan Sarandon

Lo spacciatore (1991): Susan Sarandon

Ann (Susan Sarandon), donna pratica, decisa e abile manager nel traffico di droga, ha deciso di passare ai cosmetici;

Dana Delany, Willem Dafoe

Lo spacciatore (1991): Dana Delany, Willem Dafoe

Marianne (Dana Delany), figura nevrotica, diffidente, evidentemente segnata dal passato, è un vecchio amore incontrato per caso e non può rinascere a nuova vita solo perché lui si è fatto un film su loro due. Il passato comune di sballo quotidiano li ha uniti e poi divisi, ora lui è pulito ma lei, apparentemente stabile, è fluttuante e finirà nel modo più prevedibile.

L’instabilità è l’approdo dell’uomo sui quaranta in crisi, in periferia è il posto che gli è assegnato dalla vita, metà l’ha spesa per nulla e l’insonnia l’accompagna di notte.

Nel guscio carico d’ombra del suo appartamento anonimo, scrive ogni sera un diario.

Ancora presto per il digitale, il 1992 era ancora il tempo delle Olivetti, ma Le Tour scrive a mano, il rapporto con la parola è esistenziale, fisico, un corpo a corpo nella solitudine di una stanza.

Perché scrivere un diario? Gesto anomalo per uno spacciatore, anche se in carriera discendente. Ma Le Tour è il modello classico del mondo di Schrader, un personaggio “trascendentale”.

Come i suoi precursori, Le Tour è in cerca di grazia e redenzione.

E’ lo schema degli intrecci di Ozu, Bresson e Dreyer , qui adattato a nuovi tempi e ambienti, che Schrader,  in "Trascendental Style in film: Ozu, Bresson, Dreyer", ha individuato in tre step: “il quotidiano, la scissione, la stasi”.

Le Tour si muove nel quotidiano sulla superficie delle cose, ma è in cercadi qualcosa che vada oltre, un ‘azione che rompa con l’esistenza statica.

Il gesto finale violento, il sangue in cui si compie il sacrificio rituale, sarà la scissione a cui seguirà la stasi, perché nulla è cambiato.

Poteva essere l’amore per Marianne? Un miraggio, i due inquadrati di profilo al ristorante, con una colonna al centro che li separa, sono molto espliciti.

Le Tour torna alla condizione iniziale, nel diario scrive "Cammino e cammino", ma non sa dove andare se non, ogni notte, nella vita degli altri, non avendo mai imparato a costruire la propria.

In cerca di una redenzione laica, Le Tour frequenta una sensitiva. Nell’ansia, che abilmente mimetizza ma lo incalza, arriva perfino a svegliarla di notte. D’altra parte, anche Ann ha simpatie astrologiche, sembra che in quel mondo che pesca nel vizio e nella morte l’unica speranza sia la trascendenza da baraccone.

"Faccio fatica giorno per giorno, mi preparo contro la tempesta ... Sembra che il mondo stia andando a fuoco" canta Michael Been.

Il dolore parte dalla musica, trapassa il personaggio, va a segno.  

Ma i personaggi di Schrader vanno e vengono senza costrutto, il mondo andrà avanti senza di loro,non andrà a fuoco, semplicemente li chiuderà nell’ultima stanza, quella dietro le sbarre.

Eppure l’istinto di sopravvivenza mai non muore, e chissà, fra cinque, sette anni, con Ann, forse potrà ricominciare.

Cosa? Il solito ciclo “il quotidiano, la scissione, la stasi”.

Ci siamo mai baciati?” chiede alla donna nel parlatorio del carcere.

Susan Sarandon, Willem Dafoe

Lo spacciatore (1991): Susan Sarandon, Willem Dafoe

 

 

 

www.paoladigiuseppe.it

 

 

 

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