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La prossima voce

Regia di William A. Wellman vedi scheda film

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La recensione su La prossima voce

di zombi
7 stelle

joe smith è un joe smith qualunque. sposato con un figlio grandicello e uno in arrivo. la differenza di età tra il primogenito e il nascituro dimostra ancor prima di sapere che mestiere fa joe smith, quanto debbano averci pensato prima di farne un altro. fanno parte del proletariato che fatica a tirare avanti. joe smith è un joe smith che non riesce a comprare la bici al figlio e così il figlio deve consegnare i giornali all'alba prima di andare a scuola per potersene comprare una usata. joe smith è di quei joe smith che hanno la settimana rigorosamente programmata; la serata con gli amici al bowling, ma senza bere perchè si rischia di entrare in territori insidiosi e fangosi; e tutte le sere insieme alla moglie davanti la radio ad ascoltare il famoso programma. insomma JOE SMITH è un modo di dire, un aggettivo identificativo della grande massa lavoratrice. una sera come tante però a joe smith succede una cosa strana; mentre ascolta la radio, una voce s'intromette nel programma e dice di essere dio.... joe smith è spaesato, non sa cosa pensare e si reca dalla moglie che sta aiutando il figlio a fare i compiti di matematica. dall'indomani joe smith ne parla con gli amici e i colleghi e ogni sera per sei giorni alla stessa ora, la stessa voce interrompe il programma e parla al mondo. chiunque sul globo terracqueo parla di quella che sembra essere una folle presa in giro, memore dello scherzo che orson welles fece agli americani qualche anno prima, ma nessuno riesce ne a scoprire da dove viene trasmessa la burla e nemmeno a registrarla coi più sofisticati mezzi. apparentemente dio parla agli uomini attraverso la radio, e improvvisamente dio diventa DIO. si passa dal sorriso incredulo alla paura senza mezzi termini; la gente è terrorizzata da DIO come fu terrorizzata dal falso sbarco alieno orchestrato ad arte da orson welles e dai suoi collaboratori. il mite joe smith tutto casa e famiglia si fa prendere dallo sconforto, si sente perso in una vita di sacrifici vessato dal capo fabbrica e persino dalla guardia che sembra seguirlo per dargli multe che tra l'altro merita. tralasciando uno sconfortante versamento di melassa verso il finale in una sceneggiatura altrimenti ben scritta e calibrata, il film riesce ad infondare nel joe smith finzionale e nel joe smith spettatore un sano senso di sospensione se non di ansia. una voce alla radio che dice di essere dio ci dice cose che già sappiamo; di essere più buoni, di pensare agli altri, di volersi bene e di contentarsi di ciò che si ha, poichè da un momento all'altro tutto questo potrebbe non esserci più... e quando il dio di tutti i giorni, diventa DIO che ci parla alla radio per farsi finalmente ascoltare, veniamo colti da una tremenda sensazione di allarme... DIO ci sta parlando perchè ci vuole avvisare!!! ci vuole avvertire!!! ci sta dando un ultimatum!!!!.... presi dagli "insormontabili" problemi giornalieri i joe smith del mondo non stanno ascoltando quanto DIO sta loro dicendo... li consiglia, gli fa da promemoria, di non sprecare la loro vita nell'odio, nel risentimento, nel rancore ed è forse solo nel silenzio assordante del settimo giorno, tutti stretti in chiesa, mentre JOE SMITH va all'ospedale per far partorire la moglie che per un momento ripenseremo a quella settimana in cui una voce parlava loro per farsi sentire per ciò che era.... una voce che infondeva amore. il film purtroppo si perde in un retorico sentilementalismo da oratorio sul finale, dopo che joe smith torna ubriaco a casa. quasi come se avesse timore di non essersi spiegato a dovere, diventa lapalissiano , buonista, indigesto. però gli attori sono bravi e JAMES WHITMORE in gran forma. chissà cosa sarebbe rifarlo oggi, magari in un bel serial lungo sette puntate da 50 minuti l'una????

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