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Vacanze in America

Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film

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La recensione su Vacanze in America

di steno79
5 stelle

Premessa alla recensione: sono legato a questo "Vacanze in America" da un ricordo "personale", in quanto si tratta di uno dei primi film che sono sicuro di aver visto in una sala cinematografica, all'età di 9 anni accompagnato da mio padre, in una sala parrocchiale di Termoli (Cb).

Recensione: Con "Vacanze in America" i Vanzina tornarono ancora alla formula del film vacanziero, già sperimentato negli stessi anni con "Sapore di mare" e "Vacanze di Natale", ma con un esito commerciale meno felice. Si tratta di una commediola senza molte pretese che si può inserire fra i "meno peggio" del loro cinema, prima che sprofondassero in un trash forse anche ricercato a partire dai tardi anni Ottanta in poi. Rispetto a "Sapore di mare" la formula appare già usurata, con una galleria di personaggi nel complesso inconsistente, da cui si stagliano poche figure di un qualche rilievo, e il livello della comicita' e delle gag è generalmente modesto, con qualche risata garantita soprattutto dal bizzarro prete ciociaro don Buro di un Christian De Sica in buona forma, che si esprime però con un vistoso accento marchigiano più che ciociaro. Si può certamente rimproverare ai Vanzina l'abuso di luoghi comuni sugli italiani in vacanza, e senza voler ricorrere troppo al politically correct tanto in voga oggi, la scena di Calà che si ritrova in mezzo ad un gruppo di gay fra cui un suo ex compagno detto lo "schiantatope" è francamente imbarazzante, all'insegna di un qualunquismo davvero indigesto e irricevibile secondo i canoni odierni. Niente di originale nelle schermaglie sentimentali fra Amendola e la Interlenghi, all'insegna di un cinema "rosa" ormai superato già per quei tempi, mentre leggermente meglio va per la (relativa) assenza di volgarità e per il (relativo) garbo di qualche trovata. Alla fine ci ritroviamo con un filmetto popolato di figli d'arte, con qualche siparietto comico che strappa almeno il sorriso (la scena in cui Calà paga un'agenzia di escort per fare sesso con una top e si ritrova una racchia, da cui si fa autografare una foto della collega più bollente), con un'atmosfera televisiva che anticipa la serie "I ragazzi della III C", di cui sono presenti già numerosi interpreti e di cui il film di Vanzina rappresenta il prototipo a tutti gli effetti, dato che la classe di liceali romani in vacanza si chiama proprio la III C! Nel cast ribadisco la mia preferenza per De Sica, con un Calà a mezzo servizio rispetto alle sue prove migliori, un Amendola incolore, una Interlenghi almeno un po' più convinta dei suoi colleghi, una Fenech che non si spoglia ma sembra appunto annoiarsi, e tanti altri figli di papà fra cui Gianmarco Tognazzi e Fabio Ferrari. Per me non è il disastro che altri sostengono con convinzione, è un film che resta sulla soglia della mediocrità e che risulta fatalmente invecchiato, ma almeno propone qualcosa di più divertente pur nel suo spirito "tamarro" rispetto ai pastrocchi girati in seguito dalla ditta Vanzina, convinti alfieri di un cinema popolare che qui era sulla china discendente ma non era ancora precipitato nella spazzatura di "Piccolo grande amore", "Olè" ecc. ecc.

voto 5/10

  

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