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Il giuramento dei forzati

Regia di Michael Curtiz vedi scheda film

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La recensione su Il giuramento dei forzati

di Baliverna
8 stelle

Michael Curtiz è sicuramente tra i migliori registi della Hollywood classica, anche se di rado viene riconosciuto come tale, e mai viene definito un autore. Questo è un solido dramma bellico, anche se non il tipico film di guerra. E' originale per vari motivi, a cominciare dall'ambientazione e dalle situazioni. La parte più interessante da questo punto di vista è l'episodio dei condannati ai lavori forzati in Guyana, che conducono una vita durissima tra paludi e zanzare.
Il film è inoltre portatore di un vigoroso messaggio antinazista, e quasi vuole chiamare a raccolta la nazione americana verso la lotta comune contro il pericolo rappresentato da Hitler. Tutti devono unirsi e combattere assieme, compresi i carcerati di buona volontà; per quest'ultimo elemento la pellicola può essere accostata a "A sette miglia da Alcatraz" di Edward Dmytrik. Nonostante il chiaro messaggio politico, tuttavia, il film non soffre di toni propagandistici o didascalici, perché lo affida ai fatti e al comportamento dei personaggi.
Gli attori sono tutti bravi: innanzitutto un Bogart in un ruolo insolito di galeotto taciturno e ombroso, poi un Peter Lorre per una volta non viscido e tagliente, e Sidney Greenstreet nei panni di un odioso collaborazionista del governo di Vichy.
Curtiz dirige il tutto con mano ferma e imprime al film una notevole forza drammatica, che coinvolge e tiene desta l'attenzione. Da encomiare anche l'abile uso di diversi flashback, contenuti l'uno nell'altro come le bambole russe. In particolare segnalo la battaglia finale tra la nave e il bombardiere: è un buon pezzo di cinema bellico e d'azione. Elementi come questo e le suggestive ambientazioni dovrebbero rendere il film gradevole anche agli amanti di azione e avventura. Un episodio moralmente un po' ambiguo (mi chiedo se di proposito) è quando il personaggio di Bogart fa fuori a colpi di mitraglia alcuni tedeschi sopravvissuti. Infine, un piccolo cedimento alla retorica nel finale non compromette quello che  resta un film molto riuscito. PS: secondo me non c'è nessun collegamento con "Casblanca", fuorché quello costituito da attori e regista.

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