Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film
Una prima parte troppo lenta e ripetitiva, con continue partenze e parcheggi della déesse rubata (una pubblicità impropria?), immagini ripetute dell’uccellino in gabbia che dovrebbe suggerire chissà quali profondità psicologiche o allegoriche; un omicidio condotto in modo assurdo, facendosi vedere da tutti, ma che viene presentato come geniale sia dai suoi mandanti sia dalla polizia. Con queste premesse assurde si arriva ad una contorta resa dei conti con i mandanti, che decidono di ucciderlo, ma poi risulta, senza alcuna spiegazione, che i mandanti hanno deciso chissà perché di graziarlo e di far uccidere la pianista che aveva testimoniato a suo favore (perché? Se lo chiede il killer, lo chiede a lei e non ne ha una risposta). La seconda parte è un continuo salire e scendere scale di metropolitana, che forse vorrebbero creare tensione ma a me hanno fatto venire sonno.
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