La recensione su Il Cristo cieco

di alan smithee

8 stelle

Cristo si rincarna nuovamente nei panni di un umile figura, nuovamente attorniato da povertà e desolazione desertiche. I dubbi della fede e il senso di inadeguatezza lo tentano come una presenza satanica e scalfiscono la sua precedentemente inossidabile tenacia. Un esordio notevole direttamente e plausibilmente al Concorso..

VENEZIA 73 - CONCORSO

Cristo è tornato. Ha scelto un'altra zona desolata del mondo, il deserto cileno, e vive nel corpo di Michael, ragazzo taciturno e non particolarmente dotato di retorica che, sconvolto dalla morte prematura della madre e ancor più della perdita della fede da parte del padre, proprio in conseguenza di ciò, si convince della chiamata durante una peregrinazione nel deserto assieme al suo unico amico.

Anni dopo, alla notizia che quest'ultimo giace sofferente per un grave problema alla gamba, il ragazzo si mette in cammino per andare a guarirla, dando per scontate le proprie capacità soprannaturali e i conseguenti effetti positivi concreti sul malato.

Lungo il cammino subirà ingiurie ed umiliazioni, ma saprà rispondere ai molti quesiti spesso posti in modo sarcastico e ostentato o provocatorio, raccontando parabole "di vita" vera.

Messo di fronte alla prova concreta, la sua tenacia e la consapevolezza del proprio ruolo superiore e salvifico subiranno un sussulto, uno scoramento, abbandonandosi per la prima volta nel dubbio e rendendo la sua persona più vulnerabile alle tentazioni del male.

Il regista esordiente Christopher Murray ha l'illuminazione di rappresentare con grande presa emotiva e spessore simbolico e narrativo questi episodi, dando luce, stile e pathos ad un film che, per fascino di location ed etnia coinvolta, non può non richiamare lo stile abbagliante e crudele di Reygadas.

Un esordio nel lungometraggio notevole, forte, pregno di stile e coraggioso di raccontare una storia di una chiamata divina genuina, o al contrario, le fasi culminanti un bluff plateale portato avanti con deliberata ed inaffondabile convinzione da parte di un folle.

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