La recensione su Split

di champagne1

6 stelle

Tre studentesse vengono rapite all'uscita da una festa di compleanno da un giovane che si mostra a volto scoperto. Fra di loro c'è anche Casey, una ragazza definita "problematica" dalle compagne di scuola, che nasconde un passato traumatico che l'ha pesantemente segnata. Per il suo rapitore, questa non sarà una differenza da poco...

Il personaggio di Kevin era stato ideato all'interno di uno dei primi lungometraggi di Shyamalan (Unbreakable), salvo poi essere cassato in fase di stesura definitiva. Ma il Regista lo ha voluto recuperare e ci ha ricamato su il suo nuovo lavoro, che però ha alcuni punti di contatto con l'opera precedente e in qualche modo è già stato definito il secondo volume di una peculiare trilogia (la cosiddetta trilogia dell'Eastrail 777) che si concluderà con Glass, il film già in lavorazione che arriverà sugli schermi nel 2019.

In Split va ammirata la capacità di Shyalaman di giocare a carte scoperte col pubblico, di saper creare una tensione situazionale e non grazie a movimenti di macchina o scene splatter o colonna sonora invadente.

E' molto interessante l'intuizione di usare (qui come in Unbreakable) una "condizione patologica" come motore della trama (qui la schizofrenia, là la osteogenesi imperfetta), anche se in chiave narrativa tutto è (ovviamente) sopra i limiti.

Alla fine il personaggio più vero e intenso finisce con l'essere quello di Casey, con la sua storia dolorosa che nella vita quotidiana normale lei tollera, ma che grazie alla terribile nuova esperienza vissuta ella comincia a elaborare e forse a superare.