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Split

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

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La recensione su Split

di maurizio73
6 stelle

La storia di William Billy Milligan è l'utile pretesto per proseguire il discorso sulle insospettabili e metafisiche virtù della diversità: il principio della perturbazione di una psiche traumatizzata che si scinde nelle molteplici manifestazioni dei suoi altrettanti talenti, amplificando le inespresse potenzialità della mente umana.

Rapite nel parcheggio di un centro commerciale e segregate nei sotterranei di un misterioso edificio, le tre adolescenti Casey, Claire e Marcia si rendono ben presto conto di avere a che fare con il giovane Kevin, un individuo affetto da un disturbo di personalità multipla. I sospetti della dottoressa che ha in cura il ragazzo iniziano a convergere sul prevalere di Denis, una delle 23 personalità manifestate e sull'imminente avvento della Bestia: una ulteriore, minacciosa e terrificante entità che deriva dalla fusione di tutte le altre.

 

locandina

Split (2017): locandina

 

Le regressioni scimmiesche di uno Zelig scozzese

 

Da sempre affascinato dalla metafora di una alterità celata alle apparenze dell'esperienza sensibile e vero maestro di una messa in scena del misterioso e del perturbante, il talentuoso indiano d'America che ha la notte nel nome, decide a questo giro di giostra di assecondare la proverbiale (s)mania hollywoodiana per sequel, serie e supereroi con una trilogia che parte dal terrorismo autoctono pre-11 Settembre (Unbreakable - 2000) combattuto dall'inconsapevole eroe positivo di mascella d'acciaio Willis per approdare al disturbato e consapevolissimo Zelig scozzese di McAvoy, proteiforme manifestazione di un trasformismo psicofico che dovrebbe convergere nel vero antagonista negativo (o meglio antipositivo, vista l'indulgenza ontologica con cui è costruito il personaggio) a quella rappresentata dall'indistruttibile sopravvissuto 'senza paura' del primo episodio; a mediare tra i due, la trasparenza bosonica di un fragilissimo teorico dell'antagonismo cartoonesco del (Mr) Glass con cui si chiuderà la trilogia in questione nell'anno prossimo venturo. Non stupisce quindi che lo spunto della tragica storia del William Wilson della molteplicità caratteriale di William Billy Milligan (già soggetto di un drama della Warner firmato Joel Schumacher e con Di Caprio protagonista, dalla nebulosa ed imminente distribuzione) sia solo l'utile pretesto per proseguire il discorso sulle insospettabili e metafisiche virtù della diversità: il principio della perturbazione di una psiche traumatizzata che si scinde nelle molteplici manifestazioni dei suoi altrettanti talenti, amplificando le inespresse potenzialità della mente umana e riunificandosi nel terrifico sincretismo di una creatura abominevole che travalica la morale ma è sempre pronta a riconoscere il torto: insomma un Mr Hyde all'ennesima potenza che non ha mai veramente dismesso i rispettabili panni di un irreprensibile ed equanime Dr Jekill ("Tu sei diversa dalle altre. Il tuo cuore è puro. Gioisci! Chi ha sofferto è più evoluto"). La struttura del thriller metafisico quindi subisce le già sperimentate contaminazioni di genere del film precedente, pur mantenendo la classica impronta dark del regista indo-americano, aiutato in questo da una scenografia della reclusione quanto mai funzionale alla storia ed al contenimento dei costi, ma avvalendosi anche di efficaci  parentesi a flashback che ricapitolano le storie di abuso dei due protagonisti principali senza inficiare per questo la continuità del racconto. Come già nel primo capitolo di una trilogia che prosegue nel segno della recente collaborazione con Jason Blum (The Visit), il concept da graphic novel non avrà la consistenza autoriale delle opere migliori di Shyamalan (The Sixth Sense, Signs, The Village), ma finisce per essere l'onesto ripiego mainstream di un regista ancora giovane che ha avuto il coraggio di rinnovarsi strizzando l'occhio ad un pubblico sempre più variegato e trasversale. Colonna sonora di rilievo (con la partecipazione del nostro Morricone) ed un cast azzeccatissimo, cui hanno giovato la sostituzione di Joaquin Phoenix con James McAvoy per mere beghe contrattuali e la lanciatissima e conturbante Anya Taylor-Joy, adolescente tormentata e sibillina ancora una volta alle prese con le minacciose insidie di un demonio che allunga troppo le mani. Spende 9 milioni di dollari (88% in meno del precedente titolo della trilogia) per guadagnarne 278; come dire: insieme alle personalità, si moltiplicano anche i dindini!

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