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I guerrieri della palude silenziosa

Regia di Walter Hill vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I guerrieri della palude silenziosa

di Feraud
9 stelle

La pellicola è datata 1983, ma la didascalia iniziale stabilisce l'ambientazione dieci anni prima, sul finire del conflitto in Vietnam, e l'intento , visti i risvolti di significato della vicenda, non è casuale : ma anche senza tale precisazione lo spettore più avveduto non avrebbe mancato di cogliere la sferzata di Hill alla retorica machista dell'epoca.

 

La vicenda non è delle più originali - un misto tra Deliverance di Boorman e The Warriors dello stesso Hill - ma la perfezione registica in termini di ritmo della narrazione, sfruttamento dei paesaggi naturali e analisi dello sviluppo dei rapporti tra personaggi dona linfa vitale al film ; se l'odissea dei Guerrieri nel capolavoro del '79 era stata fautrice della cementazione della lealtà nello sparuto gruppo di fuggiaschi, qui al contrario il progressivo degenerare di un incubo surreale smonta gradualmente le gerarchie e le convinzioni dei militari. I fatti puniscono senza pietà il ragazzino spaccone, il sottufficiale assurdamente e stupidamente ligio alle procedure (tanto da costringere la truppa a trascinarsi dietro le salme dei compagni caduti, un inutile fardello), il sadico e prepotente che pensa di poter risolvere tutto con l'abuso dell'autorità militare, lo squilibrato che non regge la pressione della situazione. L'esito della vicenda è invece un'apologia dell'individualismo, con la sopravvivenza degli unici due militi in grado di adattarsi alle circostanze e a rimanere sufficientemente distaccati dal tutto, senza velleità di comando o rassegnazione alla subordinazione. 

 

Straordinaria è la capacità di Walter Hill di sfruttare al meglio le premesse del soggetto , una situazione paradossale in cui vengono ribaltate completamente le concezioni dell'etica machista americana ; il disorientamento dei personaggi in un contesto che li vede tramutarsi da predatori a prede è realistico e opprimente. Il Vietnam è a casa propria : altro che Rambo.

 

Sul profilo tecnico, nota di merito per le scene di violenza, che sfumano in toni allucinati e angoscianti, e per la sequenza finale nel villaggio cajun, magistrale per l'utilizzo della suspence.

 

Uno dei grandi film di controtendenza del cinema americano degli anni '80 - considerando poi il genere di appartenenza lascia ancor più stupiti...

 

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