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T2: Trainspotting

Regia di Danny Boyle vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su T2: Trainspotting

di AlbertoBellini
6 stelle

locandina

T2: Trainspotting (2017): locandina

 

Oh, nostalgia canaglia.
Sono trascorsi poco più di vent'anni da quelle sporche giornate interamente dedicate a spararsi in vena una qualche sostanza sconosciuta procurata da un qualche sconosciuto. Mark Renton, Spud, Sick Boy e Begbie sembravano essere alla frutta. Dopotutto, scelsero di non vivere la vita - perché "a che serve la vita quando hai l'eroina?". Chi mai avrebbe pensato che sarebbero riusciti ad abbandonare quella non vita, lasciando da parte quei maledetti vizi e, come tutti, invecchiare? Nessuno. Eppure rieccoli qua, nel 2017, di fronte ad un maxi televisore del cazzo, con le braccia (forse) esenti da fori di siringa. Li avevamo lasciati in una Edimburgo oltremodo cupa e sporca. Mark Renton fuggiva con il denaro, mentre il pazzo Begbie radeva al suolo una stanza d'albergo, deluso e tradito, insieme a Spud e Sick Boy, dal proprio amico che li aveva derubati. Al di là di un'azione moralmente sbagliata, Mark fece l'unica cosa realmente giusta in tutta la sua esistenza: scelse la vita. Ma allora cos'è questo Trainspotting 2? Forse un miraggio o, più probabilmente, l'ennesimo colpo di testa di Danny Boyle; se vile o geniale resta un mistero.
Ad accoglierci ci sono gli stessi piedi in corsa che sulle note di Lust for Life aprivano l'originale Trainspotting. L'unica differenza è che quei piedi non corrono più lungo le strade di Edimburgo, ma su un tapis roulant. E grazie al cielo, non sono più i piedi di un giovane tossico, in parte stupido e in parte incosciente. Il Mark Renton di un Ewan McGregor sempre in forma è tornato nella sua città natale per un faccia a faccia col passato. Quel passato che, "a differenza sua", è rimasto nella miseria. Sick Boy (Jonny Lee Miller) vive nella criminalità, Spud (Ewen Bremner) tenta il suicidio mentre ancora lotta con la dipendenza da eroina e Begbie (Robert Carlyle) sta scontando una pena detentiva di 25 anni. Un incipit che fa sin da subito sorgere qualche domanda. La più lecita: perché tornare? Perché tornare da chi, forse egoisticamente, forse sagacemente, si ha tradito? Beh... nostalgia. Nostalgia, quella canaglia. Se Trainspotting era un'opera simbolo che trattava la droga in un decennio ove la droga tornò ad insediarsi nel più giovane ramo della società, Trainspotting 2 è un'opera nostalgica che tratta la nostalgia in un'epoca nella quale tutti non fanno altro che andare avanti con la testa rivolta all'indietro, fissando malinconicamente ciò che è stato. L'infinita lotta contro le droghe avrà senz'altro contribuito ad un miglioramento, ma nel mondo odierno, in cui le siringhe sono state sostituite da Facebook ed Instagram, il concetto di sostanza stupefacente è assai sfocato. Vedere quei giovani ormai cinquantenni intenti a scattarsi dei selfie con il proprio smartphone fa decisamente riflettere. Che abbiano trovato un lavoro, che siano ancora alle prese con l'eroina o che si vogliano uccidere a vicenda in una sequenza finale davvero niente male, non ha importanza. Sono cambiati, fisicamente e psicologicamente, ma sono pur sempre rimasti gli stessi. È metacinema, un enorme specchio che gioca sul mostrare l'immaturità di chi è costretto a condurre una vita definibile 'normale'. C'è chi ci riesce, e chi proprio no.
Una strana creatura è T2, sequel di quella che fu un'opera indispensabile per una generazione alla quale io non appartengo, come da sempre è strano il cinema del suo artefice, tecnicamente ineccepibile ma spesso carente di sostanza. Tanto impossibile da amare quanto impossibile da odiare. Un po' come il gruppo di amici sballati di Mark Renton che hanno trascorso gran parte della propria vita a commettere errori, alla ricerca di se stessi e di un fine ultimo. Nostalgico, incosciente, forse inutile e sbagliato, con sprazzi di grandiosità e altri di scarsa qualità (e utilità). Questo è il cinema di Danny Boyle. Questo è T2, Trainspotting 2 o come lo volete chiamare, che io francamente non sono riuscito né ad amare, né ad odiare fino in fondo.

 

Ewan McGregor, Jonny Lee Miller, Ewen Bremner, Robert Carlyle

T2: Trainspotting (2017): Ewan McGregor, Jonny Lee Miller, Ewen Bremner, Robert Carlyle

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