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La danza delle luci

Regia di Mervyn LeRoy vedi scheda film

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La recensione su La danza delle luci

di spopola
8 stelle

Questo film potrebbe essere benissimo definito "il capolavoro della commedia musicale degli inizi del sonoro". Non ha una trama molto significativa: un soggetto di comodo, quasi una semplice traccia "schizzata a matita" che ha origine nella commedia di Avery Hopgood, (che aveva già avuto una prima versione per lo schermo per altro a colori, nel 1929 ad opera di Roy Del Ruth) che serve a legare fra loro una ininterrotta serie di straordinari numeri di ballo. Qui la maestria di Berkeley esplode in tutto il suo splendore, il suo talento rinnova profondamente il genere, con scene alla Ziegfield, ma realizzate con una prospettiva visiva tutta cinematografica, grazie alla intuizione (e all'utilizzo) delle multiformi possibilità offerte dalla macchina da presa. La regia è di Mervyn LeRpy, ma il vero artefice della riuscita (e del successo) del progetto, è proprio il coreografo, un Busby Berkeley davvvero in stato di grazia. Magnifici e indimenticabili i suoi movimenti di macchina (e anche di gru perchè spesso "si sale e si scende") coordinati dall'operatore Sol Polito. Perle fra le perle, il numero sulla disoccupazione dei reduci ("Remember My Forgotten Man", realizzato con ben 150 ballerini che ben descrive la disperazione materiale e morale dei soldati che, tornati dal fronte, si erano trovati a subire le conseguenze della Depressione), un pezzo che va ben oltre il numero musicale vero e proprio e si veste persino di una forte valenza di carattere sociale; il numero sulla guerra sulle note della canzone "Gli hanno dato un fucile" (dove sfilano l'una dopo l'altra molte delle star che diventeranno abituali interpreti dei suoi musical nel periodo successivo), e quello conclusivo ("The Shadoe Waltz") con il suo affascinante dispiegamento di violini luminosi . A me piace ricordare anche il forse meno clelebrato pezzo "Pettin' in the Park" (quello con l'amrino armato di un enorme apriscatole, con il quale "forza" la virtù femminile) pieno di perfido voyerismo. Insomma, ogni esibizione è ricca di felici invenzioni intuitive, e lo sfarzo della messinscena è davvero delirante. Un vero cult impresso nella memoria di tutti coloro che aamano questo particolare genere di cinema al quale ormai da troppo tempo Hollywood non dedica più lo spazio e l'attenzione necessaria (colpa della mancanza di talenti di analoga grandezza? Probabilmente sì, ma che tristezza allora!!!)

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