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Blade Runner 2049

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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La recensione su Blade Runner 2049

di mck
8 stelle

Pale Fire.

 

 

Meanwhile… 2019-2049.

I tre cortometraggi introduttivi (prequel di BR49 e infra/interquel tra BR e BR49) che vanno a coprire il gap di tempo intercorso tra la fine del capostipite (2019) e l'inizio del sequel villeneuviano.

 

 

"2022: Black Out" - regia di Watanabe Shinichiro - musiche di Flying Lotus (che non sfigurano rispetto a quelle di Yoko Kanno per "Cowboy Bebop"). Piccolo capolavoro.

 

 

"2036: Nexus Dawn" - regia di Luke Scott - cast: Jared Leto (Niander Wallace), Benedict Wong, etc... (Con un'introduzione di Denis Villeneuve).

Gli androidi sono stati perfezionati dall'ultimo disastro di 15 anni prima e il mercato è pronto a ri-riceverli (le leggi dello stato vengono a ruota, seguendo il mercato). E alle tre leggi della robotica se n'è aggiunta una quarta, cioè la zero: "Tu, Nexus-9, sei solo un lavoro in pelle e se ti chiedo di ucciderti lo fai, e basta".

 

 

"2048: NowHere to Run" - regia di Luke Scott, introduzione di Denis Villeneuve, protagonista Dave Bautista (Sapper Morton).

Cabine telefoniche anni '90, Jumbo Stereo / BoomBox anni '80, il Potere e la Gloria anni '40: the (Retro)Future is Here. Now.

 


Sinossi della Trama di Quel Che Accadde: Sapper Morton uccide l'Agente K... Fine. Beh... No. Eraser/Rewind.
Tra lacerti di quel che resta del XX secolo (Vladimir Nabokov, Pablo Picasso, Frank Sinatra, Marilyn Monroe, Elvis Presley e Liberace)...

 


Due scene.
Una scena inutile, superflua (Show, Don't Tell vs. Tell, Don't Show: Show, Tell, WhatEver, but: Short!), anzi, meglio, cioè peggio, sbagliata, perché troppo lunga, ovvia, risaputa: il ritrovamento del cavallo intagliato nel legno e nascosto (un ricordo reale, impiantato innestandolo in una perZZona falZZa) tra la cenere e la fuliggine della fornace in disuso.
Una scena che dovrebbe rivaleggiare col momento Tears in Rain: il corpo a corpo ai piedi dei bastioni della diga sul Pacifico a Los Angeles: molta più acqua (e pure salata), ma molta meno sostanziale densità e peso specifico. 

 

 

E le due cose migliori.
Una è un topos del fare cinema villeneuviano (particolarmente rintracciabile in "Polytechnique" e "Sicario"), ovvero le riprese a volo d'uccello dal punto di vista di dio (con droni su zone e non-luoghi reali, e in gran parte in CGI).
L'altra sono – ed è tutto dire – le musiche di Hans Zimmer e Benjamin Wallfisch (con l'inserto della “Tears in Rain” di Vangelis, poi anche riarrangiata dal duo in una loro versione), utilizzate al meglio: quando Luv dice “Home” (ecco, che bel titolo sarebbe stato, “Home”, per “Blade Runner 2049”), e "Sea Wall" spacca di brutto.  

 

 

Denis Villeneuve, réalisateur.  

-  (1996) “Le Technétium” (cortometraggio), in “Cosmos”  

-  (1998)  un 32 Août sur Terre (7.25)
-  (2000)  Maelström  (7.50)

-  (2008)  Next Floor (cortometraggio) (7.75)
-  (2009)  Polytechnique  (8.50)
-  (2010)  Incendies  (9.25)
-  (2013)  Prisoners  (8.00)
-  (2013)  Enemy  (8.25)
-  (2015)  Sicario  (7.75)
-  (2016)  Arrival  (8.00)
-  (2017)  Blade Runner 2049  (7.75) 

-  (2020)  Dune  (...)

 


Ryan Gosling è perfetto per il ruolo, con un ottimo scatto d'ira durante l'incontro/colloquio con la non/con-sorella Ana Stelline (e molto belle e "violente" le scene durante le sessioni del test Voight-Kampff ottimamente rivisitato e aggiornato). Harrison Ford [la sua comparsa, a 2/3 d'opera, “rimandata” oltre l'ovvio attraverso contro-campi vuoti, pre-annunciata da un pre-colpo di scena (un “vero” cane, comunque vivo) e introdotta da una voce proveniente da un fuori campo… d’altro tempo: gli stevensoniani treasureislandeschi Ben Gunn e Jim Hawkins] è Rick Deckart, e questo basta.

 

 

Ana de Armas [uno degli elementi più validi e interessanti del film (sì, il threesome) è... preso in toto dallo splendido “Her” di Spike Jonze], Sylvia “Roy Batty / Terminator” Hoeks, Robin Wright, Mackenzie “Pris” Davis e Carla Juri trapuntano l'opera di bellezza. Dave Bautista, bravissimo, ci mette stazza e cuore (muscoli, insomma), e Jared Leto (tyrell/weyland-yutani/wallace) trama nell’ombra. Camei per Hiam Abbas, Edward James Olmos (un autentico brividuccio, anche post-BSG) e - qui, invece, le lacrime - Sean Young [a replica della replicante Rachel ricreata “esplorando il quadro” (una delle scene madri di “Blade Runner”, qui declinata attraverso una sequenza similare e corrispettiva - più banale dal PdV della grammatica e della sintassi filmica - fondata sull'impronta genomica rappresentata dalla sequela delle quattro basi azotate A-C-G-T dell'acido desossiribonucleico) in motion capture dalla squadra di John Nelson & C.].

 


Sceneggiato da Hampton Fancher (“riconciliatosi” con Ridley Scott, qui produttore esecutivo) con Michael Green (“Kings”, il soggetto di “Alien: Covenant” e la prima stagione di “American Gods”) e montato da Joe Walker in stretta collaborazione con Denis Villeneuve.

 

 

Producono Alcon, Columbia e Bud Yorkin. Distribuiscono Warner e Sony.
Vogliamo parlare di Roger Deakins, Dennis Gassner & Soci? Eccoli (in zona "Cat People" by Paul Schrader).

 


Ok, questa non è nemmeno e nemmanco lontanamente una recensione: ma BR2(049) non è un degno séguito di un grande film (a sua volta lungi dall'essere quel capolavoro sbandierato dal senso comune). Due esempi: da una parte “2010: the Year We Make Contact” di Peter Hyams, dello stesso periodo, che crolla sotto il peso artistico del film di Kubrick e Clarke di 3 lustri prima, ma filosoficamente e speculativamente (grazie a Clarke: "Sognerò?") si difende bene incassando con perizia i colpi ricevuti dal confronto, e dall'altra “Aliens” di James Cameron, ch'è un film totalmente diverso da “Alien”, inserendo nella saga la componente materna e al contempo schiacciando sul pedale della forza bruta. BR2(049), al contrario e similarmente, dal canto suo, crea, abita e percorre gli stessi territori del capostipite, ma non introduce nient'e nulla di nuovo: né dal PdV audio-visivo (spettacolare), né da quello tecnologico/intellettuale [il cambio, l'introduzione e il corollario maggiori sono rappresentati dal passaggio dalla ricerca dell'immortalità diretta, cioè il sopravvivere alla propria data di scadenza programmata, a quella attraverso la perpetuazione dell'esistenza (altrui: naturale, genetica, filiale) per mezzo della procreazione].

 


Blade Runner 2049: Pale Fire.
Un buon film, e un'occasione sprecata, mancata, persa.
* * * ¾ - 7½         

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