Regia di Woody Allen vedi scheda film
Un grande film, con scene e situazioni che sembrano (e sono) scene di vita reale, senza alcuna finzione cinematografica, accentuare dall'uso della cinepresa a spalla. I personaggi sono scavati in profondità, mostrando senza sconti fragilità, ipocrisia, errori. Viene anche mostrata la fragilità e la volubilità sentimentale moderne, sia nell'errore della separazione della coppia di Sydney Pollack che soprattutto nel persona della studentessa, che è poco più di una banderuola in preda alle passioni e agli impulsi, come gli uomini che conosce. Stabilità, fedeltà, e coerenza, sembrano ideali nobili ma quasi impossibili. Tutti gli attori sono bravissimi, a cominciare da Pollack e dalla Davis. Tutto è così vero e sincero: il collega di lavoro tentatore, il cinquantenne che tradisce la moglie facendosi gabbare da una giovane e stupida, la scena dove si ritrovano marito, moglie e i due amanti, lei che tenta di tradire il marito, il professore che si infatua per la studentessa... Il film sembra essere uno sfogo di amarezza per il fallimento del matrimonio del regista, il quale sa tessere comunque, da ateo, un elogio a quest'ultimo, come dimostra la riconciliazione della coppia di amici. Sembra anzi rimproverare a se stesso di non aver saputo fare altrettanto. Una vita insieme è comunque un patrimonio di ricchezza umana. Anch'io da credente, sostengo che il matrimonio è comunque sensato e giusto anche per un ateo, e tutti siamo tenuti a superare con la buona volontà le inevitabili difficoltà. E' un film antispettacolare, ma da vedere e riflettere per tutti.
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