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Un eroe borghese

Regia di Michele Placido vedi scheda film

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La recensione su Un eroe borghese

di cherubino
9 stelle

Storia vera e vergognosa di uno Stato che non meritava certo questo "eroe borghese"!

 

UN EROE BORGHESE (1995)

 

Michele Placido, settant'anni fra pochi mesi, ha diretto sinora dodici film (negli ultimi 25 anni). 

I temi da lui preferiti si legano alla storia del nostro paese, film di impegno civile o comunque problemi sociali o esistenziali che forse in questi ultimi decenni sono stati meno sviscerati qui in Italia di quanto sarebbe stato necessario fare.

Almeno otto delle sue opere (i due terzi) hanno questa impronta - gliene va dato atto - compresa l'ultima, del 2016: "7 minuti", che tratta di una crisi aziendale vissuta da donne operaie. Mi sembra un merito oggettivo, indipendentemente dalle opinioni, spesso difformi, che vedo espresse sul valore di quasi tutti i suoi film.

Eccetto uno: "Un eroe borghese", il suo terzo film, presentato al pubblico nel 1995, sedici anni dopo l'assassinio di Giorgio Ambrosoli. Su questo film c'è assoluta unanimità di consensi♥.

E vorrei vedere! Questo è un film che, almeno per quanto mi concerne, va rivisto ogni volta che passa in tv (l'ultima poche ore fa) e che sempre mi emoziona e mi fa soffrire, perchè quella lunga e vergognosa storia noi - almeno alcuni di noi - la seguimmo giorno per giorno nel suo evolversi, attraverso i giornali e la televisione. E temevamo, ne eravamo quasi certi, che finisse come poi finì.

Mi ritorna alla mente la "paura" di quel brutto periodo: io mi laureai (bene) nel dicembre del 1974, avevo 32 anni e già una significativa esperienza lavorativa di quattordici, perciò ebbi varie offerte di lavoro interessanti, una in particolare che rifiutai perchè allora era in voga lo sport di sparare alle gambe dei "capi del personale" ed era accaduto anche nella mia azienda, ad un'ottima persona, tra l'altro un tecnico, un ingegnere torinese stranamente appena nominato a quel ruolo: fu solo per la posizione che ricopriva. Per cortesia, non rimpiangete gli anni settanta.

 

Il pregio principale del film di Placido è il rigore col quale è stato realizzato, nel rispetto dei fatti reali, senza alcuna concessione allo spettacolo. La tensione c'è perchè è nella storia com'è realmente accaduta. Il carattere dell'avvocato Ambrosoli quello era e l'interpretazione che il regista ottiene da Fabrizio Bentivoglio è tale da dimenticarsi che si tratta di un attore. Per sè tiene un bel ruolo, quello del maresciallo Novembre, personaggio cui i media, che io ricordi, non avevano dato risalto alcuno.

Ottimo naturalmente anche il Michele Sindona del bravo Omero Antonutti. Sobriamente tenere, commoventi, le mogli dell'avvocato e del maresciallo (Philippine Leroy-Beaulieu e Laure Killing) e validi tutti gli altri attori, tra i quali ricorderò almeno Laura Betti, la dottoressa Trebbi che prima collabora con Ambrosoli e finirà per dimettersi quando sentirà che il pericolo è diventato troppo alto.

 

Rivedere questo bel film ci ricorda che di cose veramente brutte ne abbiamo viste tante e da tanto tempo, non fantasia cinematografica o letteraria ma realtà. Per ricordare un periodo sereno, bisogna tornare indietro di più di cinquant'anni.

 

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Per esempio: in questo nostro sito, su 12 recensioni, 11 sono positive e una è sufficiente (ma è di mm40 dunque positiva anch'essa: 3 stelle = ampiamente positiva, basta leggerla). E il punteggio attribuito da Film tv (7,7) è nettamente il più alto fra tutti i film di Placido.

 

 

Qui l'avvocato Giorgio Ambrosoli è col più piccolo dei suoi tre figli, Umberto.

Nel 2013 fu il candidato del centrosinistra alla carica di "Governatore" della

Lombardia. Fu battuto (38% dei voti) da Roberto Maroni, della Lega (42%). 

 

 

 

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la recensione precedente (IL SOLITARIO DI RIO GRANDE, 1971) dell' 1.2.16

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