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La casa dei giochi

Regia di David Mamet vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La casa dei giochi

di Baliverna
8 stelle

CONTIENE ANTICIPAZIONI ANCHE DEL FINALE - E' un film interessante e tutto sommato anomalo rispetto all'epoca degli anni '80. Non è per niente frivolo od edonista, ha anche momenti silenziosi senza musichette alla moda, non ha fretta né ansia di fare lo sfizioso a tutti i costi. La scenggiatura complessa è forse il suo punto forte, con gli annessi temi che tratta, ma anche la regia fa il suo. La definirei solida e precisa. Mi è piaciuta pure l'ambientazione spoglia e rarefatta, le luci spesso ridotte, e la stessa squallida casa dei giochi. Il suo aspetto esteriore, per nulla rassicurante, è quasi un monito per la protagonista che incautamente vi si avvicina e vi resta.
L'affermata psicologa, che dovrebbe capire molto delle persone e delle loro intenzioni nascoste, cade proprio sul terreno che dovrebbe dominare alla perfezione, e nel modo più umiliante. Se infatti quanto alla prima volta che tentano di truffarla possiamo concederle qualche attenuante (ma non troppe...), la seconda è proprio inescusabile. Quello che la frega, e che le offusca tutte le capacità di giudizio, è forse la passione che le si accende per il "giocatore". Paradossalmente - anche se è un caso frequente - ciò che la affascina veramente di lui è proprio il suo essere uno scaltro truffatore, un uomo che inganna la gente prima facendosi dare la loro fiducia e poi tradendola. Quello che dovrebbe disgustarla, in realtà l'attrae. Il fascino che esercita su di lei è perverso e febbrile, poiché in breve tempo l'onesta donna in carriera, pur di stargli vicino, diventa una ladra e un'imbrogliona pure lei.
Il film può secondo me essere visto anche come una riflessione sul percorso di corruzione umana di una persona. Se prima la protagonista viveva onestamente e tentava (benché con poco successo) di aiutare gli altri, diventa poi una persona cinica e senza scrupoli. Rimane anche da chiedersi se la tremenda vendetta che compie sia in realtà uno sfogo della rabbia che nutre verso se stessa, per essersi fatta tanto ingenuamente usare e ingannare. La morte del truffatore è di quelle che fa stringere lo stomaco.
E' un film con finale gelido ma franco, che riflette in modo intelligente su certi modi di vedere la vita all'insegna del "frega più che puoi" e su come certe persone vengano risucchiate dall'abisso (nonostante gli avvertimenti). Alla fine la protagonista è viva e senza pericoli che la minacciano, ma dentro è morta.

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