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Il colpo della metropolitana

Regia di Joseph Sargent vedi scheda film

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Dom Cobb

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il colpo della metropolitana

di Dom Cobb
8 stelle

Spulciando lungo la storia del Cinema è possibile imbattersi in piccoli/grandi esempi di buoni film da riscoprire o, più semplicemente, da rivedere. Hollywood conosce bene questa regola e la applica con metodo scientifico per la produzione in massa dei suoi remake. Il problema è che gli Studios non recuperano film dimenticati e dimenticabili, avendo così la possibilità di rifarli a regola d'arte, ma scelgono pellicole riuscite e, di conseguenza, l'operazione di remake, oltre ad essere inutile, altrettanto spesso diventa impietosa al confronto con l'originale. Ritengo che "The Taking Of Pelham 123" sia un caso emblematico di questa politica: la versione del compianto Tony Scott, datata 2009, è un videoclip montato alla velocità della luce. L'originale, invece, è uno di quei gioiellini di cui parlavo sopra, essendo un thriller secco e funzionale, fatto più di gesti e di personaggi che di azione. Quattro banditi truccati con baffi e parrucche si impossessano di un vettura della metropolitana di New York, bloccandosi con essa e con i suoi occupanti all'interno di un tunnel e richiedendo un ingente riscatto in cambio delle vite degli ostaggi. Il film ha molte carte vincenti da giocarsi: innanzitutto la scelta originale di un protagonista quale Walter Matthau, attore celeberrimo per la sua grande propensione alle commedie d'autore. Eppure Matthau regala stoffa al personaggio del Tenente Zachary Garber, dando vita ad un poliziotto dallo spiccato senso investigativo e con una certa vena di umorismo "burbero" (basti pensare a come liquida i tecnici giapponesi, o agli scambi di battute con altro attore sagace quale Jerry Stiller, nel film suo collega italo-americano). Insomma, Matthau "sfuma" un personaggio che, con un'interpretazione più superficiale, sarebbe stato stereotipato. Gli anni '70 furono un decennio particolarmente florido per Robert Shaw, grande attore scomparso prematuramente e partecipe a molti "filmoni" di quell'epoca (dall'immancabile "Lo Squalo", a "Robin e Marian", fino a "Black Sunday", per esempio): il suo personaggio punta tutto sulla freddezza e sull'astuzia nell'esecuzione del piano; non lo vediamo mai alzare la voce o perdere le staffe (addirittura riesce a leggere un libro nell'attesa della scadenza dei suoi ultimatum), eppure si avverte, quando Shaw entra in scena, la presenza di un uomo effettivamente minaccioso e spietato. Shaw sceglie una recitazione minimalista e ne esce una "partita a scacchi" tra il suo personaggio, che impone scedenze impossibili da rispettare e, dall'altro capo della radio, Matthau che cerca di ottenere più tempo. Se Hector Elizondo -  prima di diventare l'attore-feticcio di Garry Marshall nelle sue zuccherose commedie - interpreta il rapinatore viscido ed odioso, Martin Balsam non sembra quasi essere un "cattivo": il suo ruolo è quello di un macchinista a riposo che partecipa al colpo soprattutto come "consulente tecnico", malato di raffreddore e con la speranza che la sua parte di bottino possa migliorargli la vita. Riuscitissimo il finale del film, ambientato proprio nel suo appartamento, che gioca proprio con l'ronia del fatto che Balsam venga scoperto proprio a causa dei suoi sternuti (e l'espressione del volto di Matthau che chiude il film è da antologia). Altrettanto riuscita è l'idea che i rapinatori si chiamino tra di loro usando i colori (Shaw è Mr. Blue, Balsam Mr. Green, Helizondo Mr. Grey): evidentemente "Pelham 123" è uno di quei film molto apprezzati da Tarantino, il quale ha ripreso ed omaggiato la stessa idea nel suo esordio con "Reservoir Dogs". La sceneggiatura presenta un ritratto al vetriolo delle istituzioni politiche, perchè, se da un lato la polizia "si danna l'anima" per trovare una soluzione al caso, dall'altro lato il sindaco della città viene presentato come un inetto ed un vile, malato anch'egli di febbre (il che lo rende ancora maggiormente ridicolo), opportunista all'idea di apparire eroico agli occhi dei suoi cittadini nel partecipare alle trattative per la liberazione degli ostaggi. La dabbenaggine di questo sindaco incapace appare nella gustosa scena del "consiglio comunale" nel salotto di casa sua, dove sono proprio i consiglieri comunali a "cazziarlo" per farlo intervenire. L'unica vera scena d'azione è data dall'auto della polizia  che deve attraversare a tutta velocità la città per consegnare in tempo il denaro del riscatto, per un film incentrato sulle psicologie e sui dialoghi, sulle facce giuste scelte per il cast. Un exploit registico che a Joseph Sargent, purtroppo, non è più riuscito.

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