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Che Dio ci perdoni

Regia di Rodrigo Sorogoyen vedi scheda film

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La recensione su Che Dio ci perdoni

di marcopolo30
8 stelle

Dalla Spagna un altro ottimo thriller, questa volta più macabro e violento di quanto non ci abbiano abituato negli ultimi anni, ma non per questo meno dettagliato nella cura della psicologia dei personaggi. Ottimi i due protagonisti. Un po' forzato il finale.

In una Madrid resa ancor più caotica del solito dalle pacifiche ma moltitudinarie e prolungate proteste de “Los Indignados”, nonché da centinaia di migliaia di pellegrini in attesa dell'arrivo del Santo Padre, uno spietato killer violenta e uccide donne mature in serie. La oltremodo scomoda indagine viene affidata a due ispettori agli antipodi come carattere e modus operandi, ma accomunati dal fatto di risultare entrambi poco graditi ai superiori e quindi in qualche modo sacrificabili. Questo lo spunto per l'ennesimo ottimo thriller di fattura iberica, con timoniere per l'occasione Rodrigo Sorogoyen, al suo terzo lungometraggio, primo però con un budget importante. Lo script, violento, sudicio, ricco di suspence, ma anche ben sviluppato sotto il punto di vista dello studio dei personaggi, porta la firma dello stesso regista e di Isabel Peña, e in molti passaggi strizza l'occhio all'hollywoodiano “Seven”. La fotografia, colorata e solare, quasi a voler contrastare, mettendolo quindi in risalto, il tono cupissimo della vicenda narrata, è di Alejandro De Pablo, altro nome poco noto ma certamente promettente. I due interpreti principali sono invece il grandissimo Antonio De la Torre e Roberto Alamo, entrambi molto in parte, e premio Goya al miglior attore protagonista per quest'ultimo. Volendo invece andare a cercare il pelo nell'uovo, il finale appare forzato, quasi posticcio. Come a dire: non creato dagli autori in fase di scrittura ma imposto loro in un secondo tempo. Ma forse è solo una mia impressione.

 

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