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Smetto quando voglio: Masterclass

Regia di Sydney Sibilia vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Smetto quando voglio: Masterclass

di zio_ulcera
10 stelle

Si capisce fin dai titoli di testa. Questa è la grande bellezza. Quella vera. Quella senza fenicotteri. Senza sante, mafiosi né eroi.

Il trucco è facile, risaputo. Si prende un’idea già vecchia ma funzionante e si attualizza senza vergogna. Ad esempio, si prende una sequenza con Stefano Fresi e si trasforma digitalmente in un cartone animato (come in Kill Bill). Roba già vista. Peggio. Nel cartone animato si inserisce un personaggio antico, per non nomi, John Voight che racconta del padrone che lo rimprovera per non aver pulito bene un piatto in “A trenta secondi dalla fine” e tutto fila liscio, tanto chi se ne accorge? E se dobbiamo fare gli scemi, facciamoli per bene.

Stefano Fresi è il vero demiurgo del film, con una prodigiosa capacità di dire tutto senza bisogno di muovere un muscolo, ma con battute  come: “Però, Padre, io non so proprio più come dirglielo. Se noi continuiamo a tagliare l’argilla con la piroclastite sciolta, otterremo soltanto questo scadente agglomerato di igniprite, che proprio non…”

Il versante “due camere e cucina”, sponda inevitabile nel cinema nostrano anche mentre la Storia miete la sua messe di vite e destini individuali, è affidato ai vertiginosi zigomi andaluso-teutonici di Valeria Solarino. Con Giovanna Mezzogiorno al suo posto, l’effetto bolletta-della-luce, con annesso inappellabile calo della libido, avrebbe raggiunto un’intensità annichilatrice da orizzonte degli eventi. A quel punto, addio banda, addio Sopox e buonanotte ai sonatori. I cattivi avrebbero trionfato e le strade di Roma sarebbero diventate terra di nessuno. E invece no. Pietro vive e lotta insieme a noi.

A un certo punto, agitando un ombrello bagnato, entra in scena Greta Scarano. Modi dimessi e decisi, da secchiona acqua e sapone. Avranno pensato “per il ruolo del commissario donna-in-carriera prendiamo una giovane, non ancora famosa e non troppo sexy”, invece Greta ha tirato fuori talento e fascino non comuni (messaggio personale di Zio Ulcera: “Produzione: annàtevela a pià in saccoccia!”). “Pietro… tutti i permessi che vuoi. Sinceramente, quando te ricapita?” Grande! Immortale! Altro che Greta Garbo! Ha studiato percussioni al Timba come me (“¡Amo esta isla! Soy del Caribe.”) e si vede!

Durante la presentazione della banda punto due, due scienziati membri del gruppo fanno conoscenza e si presentano in questo modo:

-“Professor Bolle, anatomista. Rissa aggravata.”

-“Professor Frantini, archeologia classica. Appropriazione indebita di beni dello Stato, molto lieto.”

Il resto è storia, e l’inseguimento con il furgone truccato con protossido di azoto (altra citazione, questa volta da Fast And Furious, 2001), anche se non attraverso “la Roma che conosci tu”,  è una pietra miliare della storia delle location capitoline.

Il caro, vecchio, pragmatismo dei romani antichi:

Verba vana, solutio opus semper est.

Se questo commento non vi è piaciuto, vi chiedo “oprovdanje” e mi appello alla seconda lettera ai Corinzi.

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